“Il comma 493 del primo articolo della legge di bilancio per il 2024, consente ai Comuni l’utilizzo dell’entrate riferite alla tassa di soggiorno, per evitare di far gravare su i cittadini i maggiori costi del servizio di nettezza urbana.
Alcuni Comuni, come quello di Napoli, hanno preferito imboccare questa strada. Altri Comuni, invece, volendo utilizzare per intero tutte le entrate della tassa di soggiorno, hanno preferito scaricare su i cittadini i maggiori oneri della tari. Tutto questo, è avvenuto, senza che si siano sollevate voci di dissenso”. È quanto sostiene, Francesco Garofalo, presidente del Centro Studi “Giorgio La Pira”, di Cassano All’Ionio. “La disposizione introdotta, ha una sua ratio precisa – evidenzia -, ovvero quella di riconoscere che la consistente presenza di turisti in una determinata località comporta direttamente o indirettamente un incremento quantitativo dei rifiuti prodotti e conseguentemente dei costi per la raccolta, spazzamento e trattamento degli stessi. Alla copertura dei citati costi vengono adesso chiamati a concorrere anche i soggiornanti temporanei. Nella pratica – ha concluso -, le amministrazioni comunali potranno decidere di destinare una quota, più o meno rilevante, del gettito dell’imposta di soggiorno alla riduzione dei costi risultanti dal Pef e quindi al contenimento delle tariffe della Tari”.