È finito il “Festival Nazionale de “I Borghi più belli d’Italia”. Finito, sì. Meno male… Organizzazione approssimativa: il Presidente dei Borghi che cade;
il “povero” Osvaldo Bevilacqua sui gradini della Chiesa madre con un piatto in mano di plastica ( con qualcosa dentro?); la Chiesa madre diventata uno spazio comune dove si entrava e si usciva con birre, vino e piatti in mano! Lavori in piazza ( per chi ha memoria, finanziamenti della passata amministrazione!) iniziati un paio di sere prima, giusto per far vedere qualcosa e ora fermi di nuovo (qualche “carta”, come si dice, va aggiustata ancora). Del resto, a Oriolo ci si è fermati poche ore. Il 7 e l’8 tutto si è svolto a Rocca Imperiale. Gli stand dei Comuni e delle Regioni italiane hanno mostrato le loro potenzialità nel castello rocchese, così i tavoli tematici e altro ancora: folklore, mercato enogastronomico, format live e televisivo. Poi ancora, convegni dai temi interessanti, come la “Transizione digitale nei piccoli Borghi: la diffusione delle competenze come fattore di inclusione e sviluppo”; e ancora, “Digitalizzazione dei piccoli Borghi: BIG Data per SMALL Villages”; si continua con “Il Museo Digitale dei B.B.I”. Questi temi, trattati solo il primo giorno, il 7, altri tavoli interessanti hanno riempito l’intera giornata dell’8 ( basta leggere il programma). A Oriolo? Bella domanda ancora. Risposta in coscienza? Niente di niente, tutto si è svolto nella bella cittadina di Rocca Imperiale. E bravo Ranù. Tutti contenti allora? Mah!… A proposito di programma. Già prima di maggio, si potevano organizzare incontri con operatori, espositori e non solo. Per chi avesse voglia, sul portale borghipiubellicalabria.it ancora resta traccia del programma. Uno spettacolo desolante, dunque. Simona Colotta e collaboratori hanno avuto un anno di tempo per prepararsi all’evento, ma soprattutto avevano un patrimonio unico e ricco da mettere in mostra, ereditato dalle amministrazioni passate. Il castello pieno come un uovo: armature, costumi, tecnologia, sale, e altro ancora, tutto mortificato. Non parliamo del centro storico, pulito la sera prima, in fretta e furia, abbiamo le foto. Poi ancora, sempre truccando dati e realtà, si parla di migliaia di presenze, viste solo da voi amministratori. A proposito, grazie per l’invito (ovviamente scherziamo!). La minoranza neanche invitata, eppure rappresenta una buona percentuale di cittadini oriolesi. Fa niente, come si dice: “fa’ bene e scord, fa’ maue e penz”. Si continua su “orioloinforma”, con tanta faccia tosta, ad autocelebrarsi, ma le critiche, dentro e fuori Oriolo, sono davvero tante. Come avevamo scritto tempo fa, si continua a raccontare attraverso comunicati e interviste un centro storico virtuale ( senza verifiche e confronti) in grado di raccogliere solo qualche “mi piace”. I tanti spazi del “Polo Culturale e Museale”, istituito prima dell’avvento della Colotta, in realtà sono dimenticati, e quei pochi, passati per le vie del borgo, hanno potuto vedere e apprezzare una minima parte dei nostri tesori. Palazzo Giannettasio di fatto è chiuso ( aperto solo per l’occasione), come la biblioteca, il piccolo teatro di Porta San Giacomo, la “Casa delle Arti e delle Idee”, chiuse le “gallerie d’arte”, lo stesso castello lontano dallo splendore di qualche anno fa. Non parliamo del convento di San Francesco, abbandonato a se stesso, tra rovi e plastica. Le porte dei nostri palazzi, dei musei sono rimaste di fatto chiuse. Tutte le ricchezze, il corredo di storia e di storie messo da parte, non valorizzato. Solo passaggi veloci tra i monumenti, con qualcosa nel piatto, sempre per i fortunati. Fortunati, sì, perché più di qualcuno, arrivato giù, per mangiare qualcosa, nell’area del palazzo Giannettasio, è dovuto risalire sino al castello per pagare il ticket, colpa della disinformazione e dell’approssimazione più assoluta, altri ancora, credeteci, ci hanno rinunciato… Saltate, poi, a piè pari altre specificità ( natura, artigianato, prodotti tipici, arte) che ci hanno resi famosi in tutta Italia. Sì, vero, qualcosa in mostra c’era, ma solo per l’occasione, come la liuteria Corrado, ormai a Montegiordano. Si poteva e si doveva fare molto di più, invitando mesi fa, innanzitutto i cittadini, le imprese, gli operatori culturali e socio-economici di Oriolo e del territorio. Invece, ci si è ridotti agli ultimi giorni. Peccato!… Eppure, con caparbietà, si è cercato di costruire negli anni scorsi, pietra su pietra, memoria su memoria, il tessuto socio-culturale di una comunità, progetti utili per fare turismo e garantire una opportunità in più alle nuove generazioni, oltre a restituire, fa sempre bene, radici e ricordi. Sono stati recuperati e restaurati palazzi, monumenti, chiese, cappelle, castello, abbellite vie e piazze. Poi, ancora, quadri, spinette, pianoforte, libri, centinaia di oggetti che raccontano la nostra storia, la storia dei nostri avi, beni unici e di valore che hanno affascinato migliaia di visitatori. Questo e tanto altro è stato fatto. Colotta invece che fa? Continua a sorridere davanti alle telecamere e ai microfoni. Ai giornalisti mistifica fatti e realtà (Brava in questo, davvero!). Insomma, immagine più che sostanza, finzione più che realtà. Ancora una volta bisognava fare attenzione a non confondere il mezzo con il fine, ma a quanto pare, le lezioni e le esperienze sono servite a poco. Questo accade quando non si ha ben presente lo scopo, accade quando per qualcuno il mezzo serve solo per apparire; per altri, il fine è un insieme di processi, di creazioni, un viaggio intenso nel tempo, capace di produrre benefici. Per noi, e per tutte le persone di buon senso, è andato in scena davvero un pessimo spettacolo, considerato che la vera anima della nostra Comunità è stata svilita e mortificata. A proposito, prima di chiudere, siamo sempre pronti al confronto pubblico, magari passeggiando tra le vie del borgo antico e i monumenti.
Gruppo consiliare
Patto di Cittadinanza Attiva per Oriolo
Consiglieri
Franco Cirò
Capogruppo, Vincenzo Diego