Il mondo del gioco d’azzardo in Italia è stato per anni ostracizzato ed ostacolato. Più che altro, per una questione di stereotipo e pregiudizio. Negli ultimi anni, però, questo trend si è invertito drasticamente ed il gioco è passato da mostro sociale a motore interattivo dello svago di milioni di italiani. Ecco, perché gli italiani sono un popolo di giocatori che hanno premiato l’industria del gioco, oggi uno dei cuori pulsanti del PIL.
Il fatturato è di primissimo piano, oltre 130 miliardi nel 2022, e i numeri dei giocatori crescono: si gioca ovunque, ad ogni latitudine e senza distinzione di sesso o di età. Le più recenti ricerche di settore mostrano che una grossa porzione di giocatori è appartenente alla Gen Z. E quindi il gioco ha catturato anche le attenzioni dei giovanissimi. Insomma, un settore da tutelare in ogni sua forma e sotto ogni punto di vista, anche attraverso la via delle riforme. Non è un mistero che da anni si parla di riforma del gioco legale, promessa puntualmente disattesa nel corso dell’ultimo decennio e che pare però pronta a realizzarsi con l’attuale Esecutivo a guida Giorgia Meloni. Anche perché tra una norma e l’altra, una legge regionale diversa da un’altra si è creata grossa confusione soprattutto nei giocatori e questo a solo vantaggio della filiera sommersa, quella dell’illegale, che in questi anni di emergenza – in primis per la Pandemia – ha potuto prosperare e allargare il proprio giro d’affari.
Tra i punti da risolvere proprio la questione territoriale, per azzerare anche quei contrasti che nascono all’interno delle stesse giunte regionali sull’approccio da tenere nei confronti del gioco, come successo recentemente in Calabria, dove è per l’appunto esplosa la querelle. C’è urgenza, ovunque, di norme chiare e forti, soprattutto per quel che concerne i pericoli connessi al gioco. Ma soprattutto c’è bisogno di unanimità.
Va in questo senso il decreto legge di riordino in materia d’azzardo, toccando peraltro vari punti. Anche quello dei costi di concessione, che saranno pari a 7 milioni per ciascuna concessione, per un numero massimo di cinque richiedibili da una singola società. Altro punto riguarda il monitoraggio dei concessionari per aumentare la protezione verso i giocatori, anche tramite strumenti di esclusione ed autoesclusione. Sono tutte norme già previste ma che saranno potenziate anche tramite l’attivazione di canali di contatto per la divulgazione del gioco responsabile. Non mancano i punti critici, quelli che stanno sollevando le prime, grosse polemiche: i concessionari avranno obbligo di versare anno per anno una somma pari allo 0,2% dei ricavi netti in campagne informative sul gioco responsabile e di contrasto al gioco illegale. Un fatto questo destinato ancora a tenere banco. Ma ormai la strada sembra tracciata.