La scabrosa vicenda del collocamento “forzato” in pensione del Geometra Italo Turchitto, già dipendente del Comune di Canna, ritorna per l’ennesima volta in Parlamento.
Si tratta purtroppo di una storia senza fine iniziata oltre 15 anni addietro allorquando il Geom. Turchitto, due anni prima che scattasse l’età anagrafica per il pensionamento e nonostante la sua richiesta di proseguire la sua attività professionale alle dipendenze del Comune, è stato demansionato, gli è stata revocata la Dirigenza dell’Ufficio Tecnico ed è stato mandato d’ufficio in pensione dagli amministratori comunali del tempo incappati, a giudizio dell’interessato, nel classico caso di abuso d’ufficio nei confronti del quale il Geom. Turchitto ha provato a difendersi, finora inutilmente, nelle aule giudizierie. Si tratta comunque di una storia infinita che, col passare degli anni, è diventata un caso giudiziario tuttora all’attenzione della Corte di Cassazione. Un caso giudiziario che ora però sta divenendo anche un caso politico. Diverse, infatti, le Interrogazioni Parlamentari presentate finora, a partire da quella presentata nel 2014 dall’On. Fabio Rampelli a cui sono seguite quella dell’On. Galeazzo Bignami e successivamente quella dell’On. Wanda Ferro. A distanza di oltre 15 anni dal pre-pensionamento impostogli dagli amministratori del tempo, il Geom. Turchitto, stanco per i tempi lunghi della giustizia italiana e in attesa della Sentenza definitiva che dovrà pronunciare la Corte di Cassazione, ha anche scritto un’accorata lettera al Presidente della Repubblica quale Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura nella quale ha elencato punto per punto i passaggi salienti degli ultimi anni di servizio presso il Comune di Canna prima che gli amministratori del tempo lo dequalificassero e lo obbligassero al pensionamento forzato. A tuttoggi però, l’interessato, che comunque non ha mai smesso di sperare nella giustizia, non ha avuto riscontri al palese torto subito. “Si tratta – ha scritto il Dr. Antonio Turchitto figlio del Geom. Turchitto già Capogruppo di Minoranza nel consiglio comunale di Canna e oggi Dirigente di FdI – di una storia densa di interrogativi e di tante ombre che ha pesantemente influito sullo stato psico-fisico di mio padre che comunque, nonostante i torti subiti, non ha mai perso nè la calma, nè la speranza di ottenere giustizia”. L’inquietante vicenda del collocamento “forzato” in pensione del Geom. Italo Turchitto, secondo quanto riferisce il figlio Antonio – ora è riapprodata in Senato per iniziativa del Sen. Marco Lisei il quale, resosi conto della vistosa anomalia, ha chiesto al Ministro del Lavoro quali iniziative intenda assumere, ovviamente dopo aver acquisito la documentazione necessaria, al fine di chiarire i termini di una vicenda considerata strana e inspiegabile. “Una storia infinita e sconcertante – ha scritto ancora il figlio del Geom. Tuchitto – su cui il Sen. Lisei ha chiesto un deciso e approfondito intervento ispettivo da parte del Ministero sull’Inps di Cosenza. In sostanza, – secondo quanto sostiene il Dr. Turchitto, – l’intento del Sen. Marco Lisei è quello di avere una risposta sul carteggio inerente la domanda di pensione del Geom. Turchitto visto che nonostante innumerevoli richieste presentate sia al Comune di Canna che all’INPS di Cosenza, ancora non si riesce ad avere una copia della medesima domanda di pensione che – non bisogna dimenticare – il Geom. Italo Turchitto non ha mai compilato, né firmato, né tanto meno presentato all’ex INPDAP, ora INPS, di Cosenza. E’ palese – ha commentato Antonio Turchitto – trattarsi di un palese caso di ingiustizia: al Geom. Italo Turchitto è stata infatti revocata illegittimamente la Dirigenza del servizio relativo all’Area Tecnica, come sentenziò la Corte di Cassazione e poi fu forzatamente collocato in pensione nonostante la sua intenzione di voler permanere in servizio per altri due anni come la legge gli consentiva e, nonostante ciò, dopo più di 15 anni, non riesce ad avere neanche la copia della “sua” domanda di pensione. Allora mi chedo: dov’è la Giustizia? Quanti anni dovranno ancora passare prima che a mio padre venga restituita la dignità umana e professionale che gli è stata calpestata? Mi auguro perciò – ha concluso il Dr. Antonio Turchitto – che il Ministero del Lavoro attivi le dovute ispezioni per fare luce su una vicenda davvero incredibile e paradossale”.
Pino La Rocca