Se lo chiedono in tanti dopo la bella e sorprendente notizia che ha contribuito ad allietare la Pasqua del Signore e che è stata accolta con gioia da tutti i fedeli che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di apprezzarne le qualità umane e quelle spirituali e religiose.
Ma, superata dopo qualche giorno la gioia e l’euforia scatenata dalla… lieta novella annunciata con altrettanta gioia e con un pizzico commozione dal Vescovo Savino, è tornata ad affacciarsi, naturale e spontanea, la domanda: ma perché? Qual’è stata la matrice della scelta operata da Papa Francesco e dalla Santa Sede? In realtà la procedura attraverso la quale si accede allo scanno su cui secondo le Sacre Scritture salì per primo Simon Pietro, è abbastanza complessa e articolata e la scelta, seppure annunciata, in tutta riservatezza, dal Nunzio Apostolico Pontificio al Vescovo della Diocesi di appartenenza, non è mai affidata a una sola persona, ma prevede una serie di passaggi che muovono dalle indicazioni dei Vescovi e del Clero delle Diocesi interessate, passano attraverso la Conferenza Episcopale Italiana e approdano all’apposito Dicastero della Curia Romana che opera la scelta finale tenendo ovviamente in debita considerazione i principi e i valori a cui si ispira la Chiesa invocata da Papa Francesco: una Chiesa nuova, di tipo sinodale, fatta popolo e rigenerata nello spirito autentico che ha ispirato e guidato la Chiesa nel primo millennio della sua storia. In realtà, secondo quanto prevede la prassi attraverso cui si attribuisce il ruolo di successore degli Apostoli, le qualità che un prete deve avere sono indicate nel Diritto Canonico: deve avere almeno 35 anni, deve essere Sacerdote da almeno 5 anni, deve possedere la necessaria preparazione dottrinale e teologica e deve essere “eminente per fede salda, buoni costumi, pietà, zelo per le anime, obbedienza, saggezza e prudenza” ma, per essere al passo con i tempi, deve avere, in particolare, le qualità umane, l’autorevolezza e il carisma personale che lo rendono idoneo a guidare la Chiesa Diocesana a lui affidata. E don Vincenzo Calvosa, fattosi prete da adulto e dopo aver maturato una bella fetta di esperienza di vita che lo ha fatto crescere e lo ha forgiato, secondo quanto pensano di lui i fedeli che hanno avuto modo di sperimentare le sue virtù umane e religiose, queste qualità le possiede tutte. Ma, oltre alle virtù indicate da sempre dal Diritto Canonico, don Vincenzo è un Sacerdote rigoroso nelle sue convinzioni dottrinali ma, secondo quanto ha detto di lui il Vescovo Savino, “è un uomo vero”, autentico, dinamico, figlio del tempo presente, animatore instancabile di una comunità parrocchiale ricca di una serie di gruppi di preghiera e di attività collaterali che fanno della Parrocchia lo specchio fedele di quella Chiesa sinodale e aperta caratterizzata dall’ascolto e dalla vicinanza. Una Chiesa moderna e solidale, non saccente e paludata, non chiusa nella sua “turris eburnea”, ma aperta al dialogo e fatta popolo, che si ispira ai valori invocati da Papa Francesco e che si spende con generosità e autentica carità cristiana a favore dei poveri, dei malati e degli emarginati che rappresentano sempre più “lo scarto” di quella società che presume di definirsi civile. Con il viatico di queste qualità umane e spirituali, secondo quanti lo hanno conosciuto e oggi, pur nel rimpianto di doverlo perdere quale proprio parroco, gioiscono per la sua nomina a Vescovo, don Vincenzo sarà sicuramente una guida sicura e illuminata per il clero e per il popolo di Dio della Diocesi di Vallo della Lucania (SA) nella quale, secondo quanto lui stesso nelle ultime ore ha ufficialmente comunicato in comunione con Mons. Francesco Savino e Mons. Ciro Miniero, farà il suo ingresso ufficiale sabato 24 giugno, previa la sua Ordinazione Episcopale che avverrà nella giornata di sabato 3 giugno, Festa della Santissima Trinità.
Pino La Rocca