di Avv.Leonardo Nista
Sono davvero basito per aver appreso dai social della realizzazione di un impianto di compostaggio nel nostro territorio. Queste pseudo-provvidenze che ci pervengono dall’alto, senza che ci siano a latere dei necessari filtri,
assomigliano a dei diktat che non hanno alcunché di democratico o di trasparente, un’assurda violenza perpetrata all’aggregato sociale di una cittadina (un tempo definita perla e non pattumiera dell’Alto Ionio cosentino) da sempre votata al turismo ed all’agricoltura.
Coloro che siedono nelle stanze del Potere, molte volte dimenticano che essi sono l’espressione del popolo ed è, oltremodo poco dignitoso, considerarlo irrilevante nella conduzione della res publica.
Non si consideri quanto detto una catilinaria nei confronti dell’attuale amministrazione comunale, ma da semplice cittadino di Villapiana vorrei solo fare delle legittime considerazioni al fine di offrire uno spunto di riflessione sull’opportunità di edificare una simile opera.
Villapiana con la raccolta di ben 1790 firme (in sole 12 ore) ha già espresso qualche tempo fa, a proposito dell’Eco-distretto, il proprio parere contrario, evidenziando ora come allora il necessario coinvolgimento dei membri della comunità alla cogestione di iniziative importanti che possono indubbiamente mutare in peius il volto del panorama urbano, economico e sociale.
Prima di esternare unilaterali manifestazioni di interesse per la costruzione di un opera così invasiva per il territorio sarebbe stato opportuno ed apprezzabile innanzitutto porsi subito una semplice domanda: i predetti impianti possono costituire un pericolo per la salute pubblica? Ci si è mai chiesto se i vapori derivanti dall’attività di compostaggio, oltre a causare un sicuro nauseante impatto olfattivo, possano essere di nocumento per la vita?
Chiariamo subito cos’è il compostaggio: un processo di riciclaggio dei rifiuti organici attraverso il quale si ottiene un fertilizzante naturale, chiamato “compost”. L’impianto di compostaggio può accogliere solo rifiuti della frazione umida, sarebbe a dire prodotti di scarto di cucina, verdura, uova, pesce, scarti di agricoltura e orticoltura. Pertanto, prima di considerare la realizzazione di un impianto del genere, bisognerebbe verificare che tale tipologia di rifiuti sia effettivamente differenziata dagli altri.
A questo punto, corre l’obbligo di porsi un ulteriore interrogativo: quanti cittadini svolgono correttamente la raccolta differenziata?
Infatti, affinché lo smaltimento dei suddetti rifiuti avvenga correttamente, la prima condizione da garantire, è sincerarsi dell’assenza di materiale di altra natura, erroneamente “intrufolatosi” nell’umido.
Chi controllerà questo? E chi controllerà che “il controllore” non commetta errori?
Attenzione, perché gli effetti collaterali a cui verrebbero assoggettati i cittadini da un impianto di compostaggio sono molto pericolosi, con conseguenti gravi rischi sia per i lavoratori dell’impianto stesso sia per i residenti nelle vicinanze dell’impianto, provocando quello che tecnicamente viene definito bio-aerosol, ovvero lo sprigionamento nell’aria di microorganismi nocivi per la salute in quanto in grado di provocare allergie, asma ed infezioni alle vie respiratorie.
Si, perché non bisogna assolutamente dimenticare le gravi ripercussioni di una tale situazione sulla salute dei nostri cittadini e dei nostri figli già, come noto, messa a rischio dall’enorme quantità di rifiuti tossici sepolti nelle aree della Sibaritide.
Risulterà quindi determinante che detti controlli siano incisivi, affinché si evitino effetti collaterali perniciosi per l’ambiente, quali la produzione di biogas, percolato, odori, emissione in atmosfera di polveri sottili, traffico, rischi sanitari e idrogeologici e così via!
Per di più, un territorio che fonda la propria economia sul turismo e sull’agricoltura non può e non deve ospitare un simile impianto che indubbiamente andrebbe inevitabilmente a cozzare con l’espansione dei suoi settori produttivi fondamentali.
Non va assolutamente trascurato l’incremento del traffico veicolare relativo al trasporto dei rifiuti verso l’impianto e del compost prodotto verso altre destinazioni.
Invero, quando si parla di impianti per il compostaggio in un luogo che prevede la formazione di “montagne” di rifiuti organici, non bisogna mai dimenticare che comunque si tratta pur sempre di una discarica e non va sottovalutato che emette insopportabili odori per i contenuti di materiale organico in putrefazione.
I fumi, i gas, i cattivi odori, i versamenti e lo smaltimento delle acque di lavorazione, prodotti da una simile struttura e dal suo indotto, mortificherebbero oltremodo i settori trainanti dell’economia villapianese.
Questi sono gli interrogativi che dovrebbero spingere l’amministrazione comunale a cambiare opinione sulla fattibilità di tale opera e che, in caso contrario, dovranno nuovamente smuovere i cittadini ad unirsi per rinnovare e ribadire ad unisono il proprio disappunto ad una tale scelta.
Personalmente non credo che la salute ed il benessere di un territorio valgano pochi posti di lavoro!!!
Ad maiora
Avv.Leonardo Nista