di Giovanni Paolo Tursi
È questa una frase vera.
È questa una frase piena di pensieri e immagini che ogni giorno, ogni istante affollano la mente di noi giovani.
Oggi mi permetto di essere voce, voce di tutti quei giovani che ogni giorno credono, ogni giorno vivono, ogni giorno lottano per trasformare quel futuro in un ora, in un oggi.
Io mi sento parte di questo, parte di quella gente, parte di quel gruppo, parte di quei giovani che vogliono trasformare, hanno voglia di creare, voglia di sentirsi parte di un mondo che ormai li ha destinati ad un futuro sempre più remoto.
Una cosa però va detta
Una cosa però è importante
Per essere l’oggi, per essere il presente, per trasformare quell’ eterno futuro in presente c’è bisogno di diventare dono, c’è bisogno di uscire da quei mausolei che ci siamo costruiti intorno, abbandonare quell’egocentrismo che ormai attanaglia la nostra esistenza, abbandonare quel narcisismo che ci fa sentire unico interesse di noi stessi, viviamo un’esistenza basata troppo sull’io, su un io che ha dimenticato la bellezza di essere comunità, la bellezza di essere uniti verso l’unico obiettivo che conta davvero: la felicità.
Dobbiamo insistere.
Dobbiamo combattere.
Dobbiamo essere un eco costante.
Il nostro voler combattere, il nostro voler migliorare il mondo deve essere un capriccio.
Ho maturato questa riflessione ascoltando le parole del nostro vescovo Monsignor Francesco Savino, alla giornata diocesana in preparazione della GMG di Lisbona, parole che mai si distaccano dalla realtà, trasforma ogni occasione in un motivo di crescita, di riflessione e di incoraggiamento, una figura che riesce a dare il giusto peso alle cose.
Quest’anno sono state tante le occasioni di confronto, sono state tante quelle iniziative che mi hanno portato ad esprimere il mio parere su chi fossero e cosa volessero i giovani dal loro mondo.
È forse è vero, la risposta ce l’ha data proprio Papa Francesco quando nel suo discorso ai giovani, in una frase, ha racchiuso l’intero mondo – i giovani non sono il futuro, i giovani sono l’adesso –
C’è una frase scritta da un grande del nostro tempo, il beato Livatino, una frase che mi ha insegnato una grande lezione: “Molto spesso ci perdiamo in 1000 cose, insistiamo su cose sterili e stupidi, cerchiamo di inseguire sogni forse impossibili, però questo è il bello, questo è il bello di chi non vuole adattarsi, anzi insiste per migliorare e cambiare”. Questa frase che molto spesso uso da spunto su riflessioni e pensieri, una frase che nella sua ermeticità, nella sua semplicità grammaticale e lessicale nasconde tutto ciò che servirebbe ad un uomo, ad un credente, ad un ragazzo, ad una mamma ad un papà, per farla breve a chiunque. Servirebbe da monito, da punto di partenza, da base, da inizio per un mondo giusto, un mondo che punti davvero ad essere credibile, perché solo con la nostra vita, solo con il nostro esempio e solo con la nostra storia potremmo essere da esempio e da monito per chi verrà dopo di noi.
Giovanni Paolo Tursi