L’anno dopo, poco prima di morire suicida in carcere, il boss Salvatore Mollo raccontò all’Antimafia la propria “verità” sul movente facendo i nomi di presunti mandanti ed esecutori del fatto di sangue in cui trovò la morte pure l’innocente Antonio Riforma.
Ancor prima che fosse battuta dall’agenzia Ansa, la notizia era già arrivata a Cirò. I killer usarono la potenza di fuoco di due fucili mitragliatori kalashnikov per rispedire al Creatore il boss coriglianese Antonio Bruno alias “Giravite”, 58 anni, e il povero innocente che si trovava quasi per caso nell’auto in sua compagnia, il 56enne del luogo Antonio Riforma soprannominato “Asso di mazza”. LEGGI ARTICOLO COMPLETO