Un incendio di vaste proporzioni, scoppiato alle prime ore del giorno, è tornato a infierire e a devastare quel poco del patrimonio boschivo del territorio albidonese salvatosi negli anni scorsi. Il fuoco, quest’anno per la prima volta, è così tornato protagonista nella cosiddetta “Manca” già devastata dal fuoco negli anni passati e precisamente in Contrada “Piscialetto” nei pressi della Badìa della Madonna del Cafaro e,
nonostante il massiccio dispiegamento di uomini e di mezzi, e in particolare di due aerei Canadair che hanno fatto la spola tra la zona dell’incendio e il mare, il fuoco ha imperversato per tutta la giornata provocando enormi danni all’ambiente e paura tra i pochi abitanti di quella frazione rurale. Anche questa volta, come avvenuto in modo ricorrente in passato, non viene esclusa la matrice dolosa, perché, da quanto si è saputo, l’innesco del fuoco pare si sia verificato in più punti e, complici la vegetazione resinosa fatta di alberi di pino e di macchia mediterranea, il caldo torrido di questi giorni e i fisiologici ritardi dei mezzi aerei, il fuoco l’ha fatta a lungo da protagonista distruggendo e incenerendo una vasta area di terreno coperta da pini, da macchia mediterranea e da uliveti e messo in serio pericolo le poche masserie ancora abitate, ivi comprese le persone e gli animali. Massiccio, come si diceva, il dispiegamento di forze messe il campo e coordinate dal DOS (direttore delle operazioni di spegnimento) dei Vigili del Fuoco di Castrovillari. Tempestivo, da quanto si è appreso, l’arrivo sul posto delle forze da terra (Vigili del Fuoco, squadre Aib di Calabria Verde con autobotte e volontari) ma tardivo, pare, l’arrivo sul posto dei due Canadair provenienti da Lamezia Terme che sarebbero arrivati sul posto con alcune ore di ritardo, per cui il fuoco, alimentato in partenza da un po’ di vento, ha preso forza e veemenza e c’è voluta l’intera giornata per domare l’incendio. Solo intorno alle 17.00, dopo un gran numero di lanci di acqua salata effettuati dagli aerei anti-incendio che in questi casi si dimostrano i più efficaci, il DOS dei Vigili del Fuoco ha potuto definire spento l’incendio e passare alla conta dei danni. Danni ingenti, anche questa volta, specie se si sommano a quelli degli anni precedenti: oltre a una vasta distesa di pini d’Aleppo e di macchia mediterranea calcolati in oltre dieci ettari, il fuoco è arrivato a lambire le case di campagna arrivando fino al confine con l’area già distrutta dal fuoco negli anni precedenti, per cui quella che un tempo era un’amena campagna, ricca di verde, di uliveti e di vigne e popolata da tanti contadini, oggi si presenta come una landa deserta in cui regna una terribile desolazione.
Pino La Rocca