Confermata in sentenza la condanna dell’Istituto religioso “Vittorio Veneto” di Castrovillari al pagamento del T.F.R. in favore di un dipendente. Il t.f.r., ricordiamo, era stato illecitamente trattenuto dall’Istituto religioso, unitamente ai crediti accessori e agli interessi. Il Tribunale di Castrovillari li ha riconosciuti tutti e per intero condannando il Vittorio Veneto anche al pagamento dei crediti residui accessori, delle spese legali, processuali, nonchè delle spese di consulenza tecnica di cui il difensore si era avvalso nella persona del commercialista dott. Domenico Renda che aveva redatto la Consulenza di parte.
Il Tribunale di Castrovillari – Giudice del lavoro dott.ssa Sitongia – quindi conferma la condanna dell’istituto religioso dopo la precedente Ordinanza esecutiva che già in prima battuta aveva riconosciuto al dipendente le proprie ragioni creditorie. La disputa era nata dalla ritrosia e il diniego del “Vittorio Veneto” opposti fino all’ultima udienza pur di non riconoscere i sacrosanti diritti economici del dipendente al T.F.R. maturato negli anni grazie al lavoro dello stesso che spesso andava anche oltre le ore sindacali. L’illecito trattenimento del TFR è stato pertanto censurato dal Tribunale di Castrovillari che, dando ragione al dipendente, ha condiviso il principio giurisprudenziale per il quale un’assemblea societaria non può unilateralmente e coattivamente disporre dei diritti economici del singolo lavoratore senza il suo consenso.
Soddisfatto per la vittoria – dichiara l’avv. Livio Faillace – si chiede come possa un Istituto religioso che dovrebbe riconoscere e non privare il lavoratore dei propri frutti, trattenere per sè i diritti economici da tfr, addirittura per ripianare le perdite dello stesso Istituto religioso, perdite causate da chi lo gestisce o da chi lo ha gestito ma sicuramente non dai dipendenti che ci lavorano. Si chiede ancora l’avv. Faillace come possa un Istituto religioso, che usufruisce anche di cospicue sovvenzioni pubbliche, dopo la vicenda in questione, continuare imperterrito (almeno fino all’anno scorso) a far rinunciare il T.f.r. ai propri dipendenti e a trattenerlo per sè anzichè riconoscerlo per intero essendo tutelato dalla Costituzione e frutto solo dei sudori del dipendente stesso e non di altri. Rimane il dubbio se in tutti questi anni i dirigenti dell’Istituto abbiano fatto altrettanto, abbiano contributo a ripianare le perdite dello stesso magari rinunciando al proprio stipendio o al proprio t.f.r.

