A seguito delle dichiarazioni del premier Giuseppe Conte circa la volontà, da parte dell’Esecutivo, di varare un piano speciale per Calabria, ci chiediamo quanto ancora i precari storici di questa regione dovranno aspettare affinché venga posta la parola fine ad una vertenza che sta oltrepassando ogni limite, anche morale.
Riaffermiamo questo perché in tale piano urgente la parte politica che ora è maggioranza di Governo, dovrà dare risposte immediate e concrete al problema che da oltre vent’anni riguarda migliaia di professionisti. È inaccettabile, infatti, che si continui a fare dietrologia ricordando, in modo retorico, che il comparto degli ex Lsu-Lpu calabresi è frutto della vecchia e becera politica. Il Governo, la Regione, i Comuni, devono contribuire a definire, ognuno per la propria parte, il processo di stabilizzazione di tutti i lavoratori. Un processo che nelle more della risoluzione non inneschi paragoni con quello che riguarda soggetti appartenenti a comparti destinatari di ammortizzatori sociali, in quanto, ricordiamo, il contesto giuridico-temporale è totalmente diverso e inequivocabilmente chiaro rispetto alla storia ed ai provvedimenti di legge che inquadrano i percorsi di provenienza e la stessa tipologia contrattuale. “A tutt’oggi – spiega il presidente Giuseppina Zelesco – registriamo un eccesso di immobilismo e un perdurare della mancanza di volontà politica sia a livello centrale che periferico. Anche i sindaci devono decidere da quale parte stare. Decidere, comunque, di intraprendere iniziative coraggiose considerati i rischi nella gestione dei servizi e delle attività degli uffici che potrebbero determinarsi qualora i contratti dovessero malauguratamente cessare alla data del 31 ottobre 2019. I rappresentati del Comitato Precari Storici Calabresi ribadiscono, pertanto, la necessità di una inversione di rotta, quindi, azioni legislative fondamentali per il superamento dell’empasse. Azioni che riguardano la storicizzazione di 50 milioni di Euro da parte del Governo (atteso che la Regione, con atto ufficiale, provveda anch’essa a storicizzare i 38 milioni di propria competenza), le deroghe ai vincoli assunzionali per il pubblico impiego, e il riconoscimento del ruolo sovrannumerario nelle dotazioni organiche dei Comuni calabresi. Fanno appello, di nuovo, alla deputazione eletta in Calabria, agli esponenti politici e sindacali, ai delegati dell’Anci, affinché venga posta in essere un’azione di confronto e coordinamento così come annunciato in passato e mai attuata. Diversamente, i lavoratori si determineranno scegliendo nuovi (ed autonomi) percorsi di lotta e di rivendicazione per l’ottenimento dei diritti acquisiti. Nessun scaricabarile, indietro non si torna. In Calabria, l’esperienza del Bacino e dei sussidi, delle conseguenze legate all’assenza di garanzie è da considerarsi ormai chiusa.
Data: 28 marzo 2019.