La maggior parte dei lavoratori rischia il licenziamento
IN UNA REGIONE ad obiettivo convergenza come la Calabria la condizione dei precari ex Lsu-Lpu potrebbe assumerne ben presto le sembianze della strada del non ritorno. Etichettati da talune forze politiche come “assistiti” – questi lavoratori, ricordiamo, sono stati inseriti a pieno titolo nell’organizzazione degli Enti locali con mansioni di carattere tecnico-manuale e con ruoli anche ad alto contenuto professionale. Dovrebbero essere loro, contrariamente, a rivendicare il fatto di aver “assistito” per lungo tempo lo Stato.
Non a caso, le manifestazioni di piazza, la determinazione unita alla disperazione, hanno accompagnato un percorso tortuoso e privo di certezze giuridico-legislative. Finalmente, con la legge 147 del 2013 la materia degli ex Lsu-Lpu si è tradotta in norma, con conseguente avvio del processo di stabilizzazione che si sarebbe dovuto concludere entro i tre anni successivi. A distanza di tempo, però, questo percorso è stato bruscamente interrotto.
Il Comitato Precari Storici Calabresi (PSC) ha ritenuto intervenire ancora una volta e, dopo essersi confrontato con le forze politiche governative di maggioranza e con l’assessore regionale al Lavoro ed alle Politiche Sociali, Angela Robbe, è in grado di affermare che la situazione del Comparto versa in una situazione particolarmente delicata in rapporto alle prospettive future.
Una situazione che potrebbe rendere infruttuose le azioni di lotta dei lavoratori che a denti stretti, tra sacrifici e mortificazioni, hanno difeso l’impegno nella Pubblica Amministrazione che per migliaia di famiglie calabresi ha permesso l’ottenimento di una economia minima (ma indispensabile) per la conduzione di una vita dignitosa.
Negli ultimi mesi, l’iter legislativo sostenuto in particolare dai parlamentari del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Auddino e Riccardo Tucci – conclusosi con l’approvazione della Legge Finanziaria – che ha gettato le basi per la stabilizzazione di 4.500 unità (previo svolgimento di una prova di idoneità in relazione all’esperienza effettivamente maturata per le categorie “A” e “B” e superamento di procedure concorsuali per le categorie superiori “C” e “D”), sembra essersi arenato nei meandri burocratici del Dipartimento della Funzione Pubblica. Al momento, infatti, il ministro Giulia Bongiorno non solo non ha concesso ciò che serviva per chiudere definitivamente una delle più grandi “vergogne” del precariato pubblico in Italia, per quanto, trascorsi tre mesi (ne rimangono sette) dall’avvio dell’iter di stabilizzazione, non ha emanato le “linee guida” necessarie e propedeutiche alla risoluzione della problematica in essere.
Permangono, inoltre, alcuni nodi da sciogliere che necessitano di un intervento legislativo da attuarsi in tempi brevi, ovvero: la storicizzazione di 50 milioni di Euro da parte del Governo (atteso che la Regione, con atto ufficiale, provveda anch’essa a storicizzare i 38 milioni di propria competenza), le deroghe ai vincoli assunzionali per il pubblico impiego e, infine, il riconoscimento del ruolo sovrannumerario nelle dotazioni organiche dei Comuni calabresi.
Recentemente il Comitato dei Precari Storici ha posto all’attenzione dell’assessore Robbe e dell’onorevole Tucci, la possibilità – per la Regione Calabria – di costituire una società in house per convogliarvi i soggetti contrattualizzati eventualmente esclusi dalla stabilizzazione negli Enti Locali. In più, la previsione di un fondo per la fuoriuscita volontaria e l’assunzione obbligatoria di tutti i soggetti disciplinati dalla Legge 68/99.
Il Comitato, slegato da briglie politiche e sindacali, continuerà ad adoperarsi sul piano del confronto istituzionale nell’interesse esclusivo dei lavoratori per la fuoriuscita dall’empasse. Auspica, ancora, che la vertenza degli ex Lsu/Lpu non venga strumentalizzata a vantaggio di personale inserito in altri ambiti del precariato calabrese che nulla hanno in comune con i precari storici degli Enti locali.
Il Comitato, infine, ritiene opportuno porre freno alla più che inflazionata concezione di risolvere le problematiche occupazionali di questa terra attraverso la costituzione di veri e propri “carrozzoni” – o meglio di “bacini” di lavoratori – non sussistendo la volontà di affrontare (e risolvere) le problematiche in maniera definitiva o, di adoperarsi (solo) per pochi fortunati.
La vertenza degli ex Lsu-Lpu va affrontata infatti con la massima urgenza tenuto conto dei limiti temporali fissati dalla legge per le stabilizzazioni e, comunque, al fine di scongiurare che i posti attualmente occupati dai lavoratori siano coperti con personale di nuova e prima assunzione, cosi come si sta prospettando in numerosi Comuni.
Il Comitato Precari Storici Calabresi richiama quindi l’attenzione delle Organizzazioni sindacali e dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) affinché vengano poste in essere nuove forme di confronto e mobilitazione rispetto agli impegni assunti nei confronti dei lavoratori. E’ mortificante dover assistere al continuo stillicidio di notizie e promesse o, peggio ancora, a fasi di stallo dettate dal “decidere di non decidere in funzione di …” a cui, penosamente, la politica italiana ci ha purtroppo abituati. Qualcuno, forse, non ha ancora capito che la vertenza degli ex Lsu-Lpu calabresi rischia di trasformarsi nella più grande mattanza di precari che si sta delienando nel nostro Paese.