Ospedale Chidichimo: massiccio esodo di medici-specialisti verso la pensione. A rischio, se non si interviene tempestivamente, molti dei servizi sanitari tuttora attivi presso il presidio sanitario di Trebisacce. Altro che riapertura urgente dell’Ospedale, è a rischio anche l’esistente! L’impressione è che tra il dire e il fare ci sia, non il mare, ma l’oceano!
Da quanto si apprende tra i corridoi del “Chidichimo”, sarebbero infatti ben 8 i medici-specialisti attualmente in servizio che, a partire dal prossimo autunno e proseguendo per tutto il 2020, avendo maturato l’anzianità di servizio prevista da “quota 100” voluta dalla Lega di Salvini, andranno in pensione lasciando liberi importanti funzioni, esercitate da anni, che resteranno scoperte perché prive di altrettanti sostituti. In realtà, lo spirito di “quota 100”, secondo le intenzioni di chi l’ha introdotta, oltre che abolire la “legge Fornero”, era quello di svecchiare gli organici e favorire il ricambio generazionale attraverso l’assunzione di medici giovani ma, come è noto, in Calabria i Concorsi nella Sanità sono bloccati da anni per cui è difficile immaginare che nel breve-medio-termine si possano bandire i Concorsi e procedere alle assunzioni. E’ molto più facile immaginare, invece, quanto è successo nel caso del dottor Antonino Staglianò, Specialista di Diabetologia presso il Poliambulatorio di Trebisacce che, andato in pensione nientemeno che nel novembre del 2016, a distanza di oltre due anni non è stato ancora sostituito e i poveri pazienti diabetici sono tuttora assoggettati a lunghe peregrinazioni per poter ricevere adeguata assistenza. Ovviamente, per motivi di privacy non è consentito fare i nomi degli 8 medici-specialisti che hanno maturato il diritto alla pensione e che lasceranno il servizio attivo i quali, tra mille difficoltà e anche a rischio della propria sicurezza, hanno contribuito a garantire servizi efficaci e qualificati evitando a tantissimi utenti della sanità dell’Alto Jonio di mettersi in viaggio per soddisfare le proprie esigenze sanitarie. Si tratta comunque di due Chirurghi, di un Cardiologo, di un Internista, di un Anestesista, di un Nefrologo, di un Radiologo e di un Analista. Siccome gli organici dei servizi nei quali questi medici sono stati finora impegnati risultano già sottodimensionati, è difficile immaginare che, se non si interviene in modo preventivo, si possa assicurare la continuità ad attività e funzioni essenziali quali il Pronto Soccorso, la Dialisi, la Lungodegenza, la Consulenza Cardiologica, i Servizi di Diagnostica di supporto quali Radiologia e Laboratorio Analisi. Di questo passo, se la politica non la smette di scambiarsi accuse reciproche e non si passa dalle parole ai fatti e non si sbloccano le assunzioni, altro che ospedale da campo, nell’Alto Jonio si rischia la definitiva desertificazione sanitaria.
Pino La Rocca