Ferrara e Abate (M5S): salvaguardare produzioni tipiche, Made in Italy e piccola pesca .
“E’ stato richiesto al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, da cui dipende la Direzione Generale della Pesca Marittima che venga approfondita e vagliata in tempi rapidi la possibilità di avviare ulteriori campagne di pesca sperimentale riguardanti anche il novellame di sardina (Sardina pilchardus) ed altre specie ittiche”. Così l’eurodeputata Laura Ferrara e la senatrice Rosa Silvana Abate.
“Una richiesta che nasce in seguito a diverse sollecitazioni provenienti dalle marinerie calabresi e di altre regioni”. Le campagne di pesca sperimentale sono infatti finalizzate a raccogliere dati scientifici da utilizzare per la redazione dei Piani di gestione nazionali, i quali consentirebbero, in modo regolamentato, tipologie di pesca che altrimenti ricadrebbero in divieti stabiliti dalla normativa europea. “Un percorso che consentirebbe un modello di pesca sostenibile -spiegano Ferrara ed Abate- con ricadute positive sull’intero comparto, salvaguardando nel contempo produzioni tipiche e il Made in Italy, rispetto delle norme, dell’esigenza di conservazione e di gestione degli stock ittici nonchè degli interessi dei pescatori italiani. Inoltre valorizzerebbe e tutelerebbe il ruolo della piccola pesca artigianale”. Il Ministero, in passato, aveva autorizzato e prorogato in Calabria le attività di pesca sperimentale del “rossetto”(Aphia minuta) e del “cicerello” (Gymnammodites cicerelus) sino al 31 ottobre 2019. Ciò ha contribuito solo in parte a dare sollievo alle difficili condizioni socio-economiche in cui versano le attività produttive delle imprese ittiche operanti sul territorio calabrese. In questa regione esistono dei tradizionali prodotti di eccellenza e di nicchia (es. “sardella” e/o “rosamarina”) la cui materia prima, un tempo pescata interamente nei mari circostanti, viene sovente sostituita dal pesce ghiaccio importato dalla Cina. In tal modo, i divieti imposti dalla normativa europea e la mancanza di Piani di gestione riguardanti determinate attività di pesca, finiscono per penalizzare irrimediabilmente una produzione locale unica, facente parte di un patrimonio culturale ed alimentare di inestimabile valore e che potrebbe rappresentare una fonte di ricchezza per un’intera regione. “La richiesta – concludono Laura Ferrara e Silvana Abate- va nella direzione di attenuare i problemi e le conflittualità delle marinerie derivanti anche dal Reg. (CE) n. 1967/2006, sostenenendo invece, così come prevede il Contratto di Governo, le eccellenze del Made in Italy e la piccola pesca con concreti aiuti, da completare con la riconsiderazione in sede europea, con idonei strumenti, dei vincoli e delle direttive impartite al settore”.