Si alza all’improvviso il termometro e l’Alto Jonio, notoriamente arido e siccitoso, va a fuoco un po’ dappertutto depauperando quel poco di verde che si è salvato dagli incendi negli anni passati. Anche questa volta, infatti, nonostante gli encomiabili sforzi degli agenti del Corpo Forestale dello Stato, dei Vigili del Fuoco e delle squadre antincendio
costretti ad operare da terra spesso su terreni impervi e senza strade di accesso, nei primi roghi di quest’anno decine e decine di ettari di macchia mediterranea e centinaia di alberi di ulivi, di quercia e di frutta sono andati in fumo. Colpa di un mese di giugno particolarmente infuocato ma colpa anche dei soliti ritardi con cui ogni anno viene avviata la campagna antincendi con l’utilizzo dei mezzi aerei che, proprio a ragione del difficile accesso da terra, si dimostrano indispensabili per domare gli incendi. Tre gli incendi più devastanti verificatisi nelle ultime ore nei comuni di Albidona e Trebisacce: il primo si è verificato nel martoriato territorio di Albidona e precisamente lungo gli argini del torrente Pagliara nel quale, nonostante gli sforzi dei Vigili del Fuoco Volontari di Trebisacce, sono andati in fumo decine di ettari di bosco e di macchia mediterranea. Gli altri due incendi hanno interessato il territorio di Trebisacce: il primo nelle vicinanze del centro abitato e precisamente nella zona sottostante il monte Mostarico nel quale le fiamme hanno divorato numerosi alberi di ulivo e messo a rischio i tralicci dell’alta tensione che in quel punto si abbassano per favorire l’entrata sotto traccia. Quello ancora più violento è divampato sabato mattina sulla collina che sovrasta la frazione di “104”, dove il fuoco, partendo dai margini della S.S. 106 e trovando terreno fertile in una boscaglia lasciata allo stato brado, si è inerpicato nel canalone che sale verso il pianoro distruggendo una vasta fascia di bosco, di macchia mediterranea, di ulivi e minacciando molto da vicino alcune abitazioni che sorgono ai piedi e sulla collina. Si tratta dell’area che si estende dalla sede del Consorzio di Bonifica fino alle contrade Pagliara e Rovitti, un’area particolarmente difficile da raggiungere da terra ma molto prossima al mare per cui sarebbero bastati pochi lanci di acqua da parte dei Canadair per spegnere l’incendio ed evitare la distruzione di tanto verde e, soprattutto, di scongiurare il panico da parte degli abitanti della case rurali che si trovavano lungo la scia del fuoco. Cosa che è risultata estremamente difficile per i Vigili del Fuoco e per gli uomini da terra proprio a causa dell’impervietà della zona.
Pino La Rocca