Il mercato delle albicocche sottoposto al ricatto della grande distribuzione: prezzi alti nei Supermercati e pochissimi spiccioli agli agricoltori che non riescono a coprire neanche i costi di produzione. E’ il risultato della ingrata legge del mercato globale che non ha regole e che rischia di scoraggiare gli agricoltori che coltivano prodotti “di nicchia” che sul mercato non hanno alcuna tutela.
Grido d’allarme dei produttori che sollevano il problema e chiedono per il loro prodotto la legittima tutela delle istituzioni. Come quella, del resto, riservata al limone IGP di Rocca Imperiale che è ormai affermato in Italia tanto che si sta organizzando per superare i confini nazionali. Ma “l’oro di Rocca”, oltre ad aver ottenuto il riconoscimento IGP che lo caratterizza in tutto il mercato europeo, gode di un’organizzazione come il “Consorzio del Limone IGP” (presidente il commercialista Vincenzo Marino) che nel corso degli anni ha lavorato sodo per affermare e vedersi riconosciute le qualità organolettiche di un frutto ormai utilizzato su scala nazionale per il consumo al naturale, ma soprattutto per fare liquori, marmellate, gelati e dolci. Questo, per gli agricoltori della piana rocchese è invece il periodo della raccolta e della commercializzazione delle albicocche di Rocca: ottime, saporite e fragranti ma senza ritorno per chi le produce. «Quest’anno – ha dichiarato Gianni Mitidieri che è uno degli imprenditori agricoli più affermati sul territorio – il prezzo delle albicocche è così basso che a mala pena copre i costi di produzione e non fa giustizia del duro lavoro per portare a maturazione il prodotto che è di qualità». «Tutta colpa, – gli fa eco Daniele Gallotta che è un altro affermato imprenditore agricolo di Rocca – della tanto osannata ”grande distribuzione” che ha fatto di noi agricoltori della merce da macello, imponendo prezzi da fame ai produttori e prezzi da capogiro al consumatore finale, facendo sì che non tutti possono comprare. Sui banchi degli Iper-mercati, secondo Mitidieri e Gallotta, il prezzo è alto per i consumatori, in molti casi supera addirittura i 3 euro e 50, mentre per i produttori la cifra è bassissima tanto che ci sono molti agricoltori, volendo resistere al ricatto, stanno addirittura perdendo il prodotto. «C’è quindi – concludono Mitidieri e Gallotta –qualcosa da correggere e il compito tocca alla politica perché il lavoro è tanto, i costi sono tanti ma la capacità reddituale è inadeguata. Occorre perciò trovare una soluzione adeguata al problema, oppure il ritorno all’agricoltura dei giovani diventerà veramente una chimera».
Pino La Rocca