Rossano – Il progetto “Dietro il codice a barre…….libera lo schiavo” nasce dalla sinodalità di più uffici Diocesani, tra cui l’ufficio Migrantes , la Caritas, l’ufficio per la Pastorale del Lavoro, l’ufficio di Insegnamento della religione Cattolica, ed è stato inserito in un progetto più ampio della Caritas italiana. Lo stesso ha visto la collaborazione dell’associazione culturale Rùskia e delle associazioni di volontariato Tenda e Fraternità Giovanni Paolo II. Il progetto è stato accolto da otto scuole sparse nel nostro territorio.
Prima tappa del progetto, con mostra di disegni allegorici a sfondo sociale, si è tenuta all’ “IIS E. Majorana” che comprende l’Istituto Agrario, l’Istituto Tecnico Industriale e l’Istituto Alberghiero. In queste scuole il messaggio è stato recepito in maniera esaustiva dai ragazzi con la partecipazione degli insegnanti di religione, di italiano e di informatica. Seconda tappa del progetto è stato il Liceo Scientifico “Stefano Patrizi” di Cariati; anche in questo istituto il messaggio è giunto ai ragazzi in maniera efficace. Ultima tappa è stato l’I.I.S. “San Nilo” di Rossano che comprende il Liceo Scientifico, il Liceo Artistico, il Liceo Linguistico e il Liceo Classico. Il progetto mira a sensibilizzare i ragazzi nella comprensione di una maggiore giustizia sociale con l’obiettivo di far conoscere alcune dinamiche presenti sul territorio, come la situazione del caporalato e lo sfruttamento di tante persone che alle prime luci del mattino salgono su questi furgoni per dirigersi verso la Piana di Sibari, lavorando per pochi soldi nella raccolta di agrumi e senza alcun diritto. Altro problema che attanaglia il nostro territorio è il mercato della prostituzione gestito dai cosiddetti “magnacci” o “papponi” che sfruttano e usano violenza contro queste ragazze definite lucciole e che sono presenti sia sulla statale 106 (tra Corigliano, Thurium e Sibari) e sia su tutte le strade secondarie tra località Tarsia sino allo sbocco dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria e in tante altre contrade del Basso e Alto Jonio cosentino. Inoltre, in questa educazione alla legalità, il brainstorming per l’appropriazione consapevole dei termini sociali, ha riguardato i seguenti argomenti: lavoratore stagionale, catena di subappalti, vittima di tratta, discriminazione, illegalità, isolamento, identità, costrizione, consumo responsabile, consenso, mancanza di autonomia, migrante, migrante climatico, minoranza, straniero, educazione civica (materia bandita nelle scuole odierne ma che risulta essere di fondamentale importanza), cittadino del mondo, giustizia sociale. Inoltre, attraverso il cooperative learning (l’apprendimento cooperativo come metodologia complessiva di gestione della classe) i formatori /educatori hanno fatto comprendere ai ragazzi l’importanza dell’ascolto interiore: “Conosci te stesso per diventare un cittadino consapevole in un futuro prossimo in cui sarai adulto e dovrai fare delle scelte etiche”; introducendo così il racconto empatico che consiste nella condivisione empatica di una testimonianza vera o di un racconto di fantasia nel richiamare la realtà sociale dello straniero e dello sfruttamento in generale per sviluppare poi, all’interno del gruppo classe, un racconto che mira ad approfondire la realtà dell’altro (senza etichettarlo) e per costruire dei legami di senso orientati all’arricchimento del proprio mondo interiore con quei valori assiologici che danno un’impronta all’Umanitas in genere e a coloro che si definiscono “cristiani”. Sempre il racconto, contiene al suo interno dei disegni (allegorici, surreali o di fantasia) sviluppati dai ragazzi delle varie classi del biennio, che saranno raccolti dagli educatori del progetto per allestire una nuova mostra prevista per il convegno finale. Inoltre ci sarà la realizzazione e la pubblicazione di un volume con all’interno i racconti empatici dei ragazzi. “È stato bello far comprendere ai ragazzi che esiste un linguaggio empatico più profondo – dice il coordinatore territoriale del progetto dott. Giovanni Mulé – che va oltre le parole e che viaggia attraverso il linguaggio manifesto e non delle emozioni nella comprensione del vissuto altrui”. Questo progetto, si inserisce all’interno di un progetto sociale a lunga durata “Progetto Presidio” che vede coinvolti i volontari e i sacerdoti dell’Arcidiocesi di Rossano-Cariati per monitorare da vicino tutti i fenomeni di negazione dei diritti umani presenti sul nostro territorio mettendo in campo azioni sociali volte a contrastare queste piaghe all’interno del nostro tessuto sociale. Un ringraziamento speciale va al Padre Arcivescovo Mons. Giuseppe Satriano che ha insistito affinché si realizzassero questi progetti che affidati alla diligente supervisione del Direttore della Migrantes, il dott. Giovanni Fortino, hanno prodotto un risultato molto soddisfacente. A seguire, un encomio morale, va a tutti i volontari che egregiamente si sono spesi con entusiasmo, professionalità e caritatevole impegno.
Antonio La Banca