Si potrebbe continuare, anzi si continuerà, a discutere di bicameralismo paritario; di parlamentari eletti o nominati; di costi della politica, della democrazia; di costi della libertà. Si potrebbe, cioè, limitarsi ad un confronto utile, reale, di merito. Eppure, diciamo la verità, tutto questo – per quanto cruciale per la vita del Paese – dalle nostre parti a volte assume la forma di un vociare lontano, un brusio di sottofondo, qualcosa di distante. I cittadini della Sibaritide sono disperati, è fatto noto, e vogliono sentir parlare di ospedali, di ferrovie, di statale 106, di tribunale, di lavoro. Di Italia, mica d’Europa.
Ed eccovi, di nuovo, alle porte di una nuova elezione, riaffacciarvi su questo angolo di terra calabra con le mani aperte ed il sorriso stampato in faccia: governatore in primis, ma anche vecchi parlamentari, nuovi parlamentari, sottosegretari, ministri. L’ultima volta che qualcuno di voi si è fatto vivo, è stato per far eleggere il proprio candidato sindaco; altri sono passati, anni prima, solo per tentare di raccattare voti per se stessi. Nel frattempo, il nulla.
Parole ogni tanto, qualche titolo di giornale, come se la nobile arte della Politica si limitasse al pagamento della fattura di un comunicatore, senza esigenza di produrre atti concreti.
Ma tutto questo non vi ha impedito di presentarvi ancora una volta, di venire a parlarci di “nuovo ospedale”, di “nuova corsia della statale”, di “nuovi treni”, come due anni fa, come cinque fa, come dieci fa, come venti fa. Venite a scrivere e recitare l’ennesimo atto di un tomo colossale, dal titolo “Le prese per i fondelli ai calabresi”, per cui oggi qualsiasi cosa dipenderebbe da questo referendum: l’atto aziendale dell’ASP, i finanziamenti per l’agricoltura, la stabilizzazione degli Lsu-Lpu, i finanziamenti per la SS 106 e così via. Scambiate cioè il vostro ineludibile DOVERE, i nostri sacrosanti DIRITTI, con l’esito di una consultazione referendaria.
Ma come vi viene in mente, poi, di parlare ai rossanesi, ai coriglianesi, ai cariatesi, ai cassanesi ed a tutti gli altri di “costi della democrazia”, se a noi con la scusa dei “costi di qualcosa” avete tolto violentemente la civiltà? Anzi, avete provato a toglierci di più: la speranza.
I “costi di qualcosa” hanno fatto chiudere l’ospedale di Cariati perchè avete deciso che nella sibaritide si deve morire tra Campana e Rossano, sulla strada, oppure in attesa al pronto soccorso. I “costi di qualcosa” ci hanno scippato il Tribunale, perchè Rossano e questo territorio non abbiano aspirazione di “città”, ma tornino e restino “paesi” e continuino a piegarsi agli squallidi interessi politici di altrove. Per evitare poi ogni possibile autonomia avete chiuso le ferrovie, come in guerra, come nel terzo mondo, come secoli fa, e per l’adeguamento della della SS. 106 a strada decente, che pur farebbe comodo ai ras della gomma vostri amici, c’è sempre una scusa per ritardarlo.
Ed allora, assodato tutto questo e nell’attesa secolare che qualcuno mi smentisca coi fatti concreti e non con le inaugurazioni o coi post su facebook, io vi auguro buona fortuna e sono convinto che questo referendum lo vincerete, vincerete le prossime elezioni, vincerete il campionato, la coppa, il superenalotto, ma quello che mi chiedo è: possibile che non siate capaci di avere un minimo di rispetto per la nostra intelligenza? A prescindere dalla vostra opinione di Si o No, legittima e sacrosanta, possibile che non vi venga il minimo dubbio, a sera, che questo modo di creare consenso sia quanto meno poco dignitoso?
Anzi, scrivendo ed assumendomi la responsabilità di ciò che pensano in tanti ma che forse non hanno il coraggio di chiedervi: davvero non vi vergognate?
Flavio Stasi
Cittadino