Oggi pomeriggio alle 18, nel piccolo centro collinare di San Giorgio Albanese, si riunirà il Consiglio comunale. Proprio alla vigilia di tale appuntamento, il comitato spontaneo sorto per celebrare l’imminente primo decennale dalla scomparsa del leggendario sindaco comunista di Corigliano Calabro Gabriele Meligeni, sepolto proprio nel cimitero di San Giorgio Albanese, rivolge un accorato appello al sindaco, Gianni Gabriele:

«Abbiamo appreso dalla stampa della sua decisione di recidere i due alberelli d’ulivo posti a dimora presso il sepolcro ove riposano i resti mortali di Gabriele Meligeni, quelle due piantine d’ulivo nano accompagnavano l’estrema testimonianza affettiva della famiglia ed onoravano il desiderio di Gabriele d’avere la veglia eterna dell’albero simbolo della nostra terra e della cultura millenaria che esprime sin dalla notte dei tempi, simbolo laico della pace tra i popoli per chiunque creda nella fratellanza universale e nella solidarietà umana, valori nei quali Gabriele Meligeni ha creduto e per i quali ha lottato per tutta la sua vita terrena.
Architetto, già sindaco della città di Corigliano Calabro, autore d’opere letterarie e pittoriche ancora lungi dall’essere valorizzate, ma soprattutto uomo di coerenza e sensibilità politica esemplari, il cui esempio attraversa, ispira ed ispirerà, oggi e nel tempo a venire, chiunque intenda affrontare le ragioni del disagio e degli ultimi di questo mondo “grande e terribile” per adottare le parole del suo caro Gramsci. La sua stessa appartenenza ideale oggi sfuma di fronte alla universale riconoscenza di stima riservatagli da chiunque lo abbia conosciuto in vita ovvero attraverso la memoria. Non è stato un gesto apprezzabile il suo, signor sindaco.
Ella ha evidentemente agito senza riflettere su quali ferite abbia potuto infliggere alla memoria di una persona di incommensurabile valore. La cui esistenza terrena, in tempi oscuri e disinvolti, dovrebbe essere d’esempio per le generazioni future. Quelle generazioni che verranno a riparare i disagi del nostro tempo e si alzeranno in piedi contro le ingiuste condizioni che, oggi come ieri, opprimono uomini e donne; generazioni che avranno un esempio immortale in uomini come Gabriele; e che troveranno l’ispirazione all’indignazione ed alla libertà.
Abbiamo il dovere di ricordare oggi, e a chi verrà, che Gabriele Meligeni è stato tra i figli migliori della nostra terra. Abbiamo il dovere morale di esprimere il nostro dissenso verso il suo atto irricevibile e sinceramente non comprensibile alla luce del fatto che il suo dovere istituzionale di sindaco avrebbe potuto relazionarsi in maniera differente e con maggiore rispetto verso la memoria di chi questo ruolo lo ha ricoperto per ben due volte. E, ci creda, lo faremo con tutti i mezzi consentiti dalla legalità e per come la nostra coscienza ci impone. Ponga rimedio al suo inaccettabile gesto. Lo faccia ed avrà la gratitudine nostra e dei suoi concittadini».