Una serie di difetti di notifica fatti rilevare da parte degli avvocati difensori al giudice per l’udienza preliminare distrettuale di Catanzaro, Carlo Saverio Ferraro, ha provocato il rinvio, venerdì scorso, della prima seduta d’udienza preliminare fissata nei confronti degl’indagati nell’ambito della maxinchiesta antimafia “Gentleman”.

Sui capi dei quali pende la richiesta di rinvio a giudizio da parte dei magistrati inquirenti della Direzione distrettuale antimafia per decine d’imputazioni che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
Sono quarantacinque complessivamente gl’incriminati, una trentina dei quali destinatari dell’ordinanza di fermo eseguita all’alba dello scorso 16 febbraio nel corso d’un maxiblitz da parte del Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata (Gico) di Catanzaro e del suo Servizio centrale (Scico) di Roma, sotto le direttive della stessa Direzione distrettuale antimafia catanzarese, tra Cassano Jonio e Corigliano Calabro.
L’operazione, che dopo un paio di settimane aveva portato il giudice per le indagini preliminari distrettuale, Ilaria Tarantino, ad emettere una voluminosissima ordinanza di custodia cautelare nei confronti degli stessi fermati finiti in carcere, era finalizzata a stroncare un colossale traffico di droga su scala addirittura intercontinentale.
Al centro dell’inchiesta il locale di ‘ndrangheta cosiddetto degli “zingari” di Cassano e Corigliano. Tra gl’indagati i nomi che spiccano per l’estrema gravità dei reati contestati sono quelli del 46enne Filippo Solimando di Corigliano, ritenuto capo ‘ndrangheta e “mente” dell’organizzazione dedita al narcotraffico planetario, il 25enne Luigi Abbruzzese di Cassano – sfuggito alla cattura ed ancora latitante – il 42enne Salvatore Nino Ginese di Corigliano, il 48enne Francesco Policastri di Corigliano, il 50enne Leonardo Policastri di Corigliano, il 32enne Francesco Abbruzzese di Cassano, il 30enne Antonio Pavone di Cassano, il 60enne Carmine Alfonso Maiorano di Corigliano, e l’argentino 61enne Pedro Juan Petrusic di Terranova da Sibari. Soltanto per alcuni di loro, oltre all’accusa di narcotraffico internazionale che viene contestata praticamente a tutti, v’è pure quella d’associazione mafiosa.
A Filippo Solimando e a Salvatore Nino Ginese nei mesi scorsi, il ministro della Giustizia Andrea Orlando su richiesta proprio dei magistrati della Dda catanzarese, ha applicato il regime carcerario “duro” del 41-bis. Ora sono detenuti, rispettivamente, nelle supercarceri di Opera, nel milanese, e Sulmona, in Abruzzo.
Il nutrito collegio difensivo dei complessivi quarantacinque indagati è composto, tra gli altri, dagli avvocati Rosetta Rago, Giovanni Zagarese, Pasquale Di Iacovo, Antonio Sanvito, Giorgia Greco, Francesca Gallucci, Rossana Cribari. La nuova udienza è stata quindi fissata per martedì 22 dicembre prossimo.