Al momento non vi sono sospettati né indagati per l’inspiegabile delitto

Indagini serrate e a tutto campo. Finalizzate a risalire agli autori del terribile omicidio consumato durante la notte tra sabato e domenica scorsi a San Cosmo Albanese, nel Cosentino. Dove la minuscola comunità dei suoi seicento abitanti non riesce ancora a realizzare come nel tranquillo paesino collinare d’origine albanofona – mai stato prima d’ora al centro di qualsivoglia episodio di cronaca nera – sia potuto accadere un omicidio tanto efferato e compiuto con modalità ‘ndranghetiste pur non essendo in alcun modo inquadrabile in un ipotetico contesto di ‘ndrangheta.

Già, perché la vittima, Carmine Avato, muratore di 52 anni, padre di tre figli e in corso di separazione legale con la moglie, nella sua vita non aveva mai avuto a che vedere, neppure lontanamente, con ambienti di criminalità organizzata o comune. Gli archivi delle forze dell’ordine e giudiziari in tal suo senso sono più che eloquenti. Sul conto di Avato infatti non v’è mai stato nulla di nulla: la sua fedina penale è pulitissima, immacolata.
Allora come s’inquadra la missione di morte eseguita nottetempo da almeno un paio di sicari armati di pistole che hanno atteso la vittima predestinata davanti alla propria abitazione proprio all’ora del suo rientro dopo una tranquilla serata trascorsa con amici nel locale che abitualmente frequentava da tempo?
Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro, diretta dal capitano Francesco Barone, procedono nel più stretto riserbo. Per come disposto dal procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciola, il quale sta coordinando la delicata quanto difficile inchiesta. Qualcosa comunque “filtra” dalle strettissime maglie investigative poste davanti ai cronisti da parte degli stessi inquirenti. Ed è qualcosa che lascerebbe supporre che gli stessi abbiano già imboccato una pista precisa al fine di ricostruire la dinamica del delitto. E, soprattutto, il suo movente. Ed è qui che il quadro si colora di tinte piuttosto fosche. Che farebbero pensare ad un omicidio maturato in un ambito privato, forse addirittura familiare. Naturalmente al momento si tratta di mera congettura. Non vi sarebbero, infatti, né persone sospettate tantomeno indiziate di reato.
I familiari della vittima sono stati lungamente ascoltati, sin dalla notte del delitto e per l’intera giornata di ieri. La raccolta di sommarie informazioni testimoniali – come si dice nel gergo giuridico di questi casi – sono proseguite fino alla mezzanotte tra domenica e lunedì. Proprio intorno a quell’ora uno di loro avrebbe avvertito un malore all’interno della caserma di Corigliano Scalo, sede della Compagnia dei carabinieri. Qui, davanti al procuratore Facciolla ed al suo sostituto Mariagrazia Anastasia, titolare del fascicolo d’indagine, sono stati sentiti, in particolare, la moglie dell’ucciso, i suoceri, il cognato, i fratelli e la madre, oltre a diversi amici stretti della stessa vittima e della famiglia. Oltre una ventina di persone. Si sarebbe “scavato” a fondo sui motivi della causa di separazione legale della coppia, la cui prima udienza era fissata proprio per la giornata di domani presso il Tribunale di Castrovillari. I coniugi, infatti, pur vivendo nello stesso portone, da quel che s’è appreso alloggiavano da tempo in appartamenti diversi. Avato pare ormai vivesse stabilmente in quello della madre, la moglie ed i tre figli, invece, nell’abitazione originaria della coppia. Un contesto che appare piuttosto intricato. Come intricata e difficile appare, al momento, la soluzione d’un delitto che sin dall’inizio ha presentato i contorni del giallo.