Francesco Costa, studente di Corigliano, e la fidanzata australiana, per fortuna hanno dovuto cambiare ristorante per un altro lì vicino

Per fortuna sono vivi. Sono tornati in Italia sani e salvi da Parigi, venerdì sera scorso ripiombata nel terrore e nell’orrore di quel micidiale plurimo attacco terroristico dell’Isis. Lui si chiama Francesco Costa, ha 29 anni ed è di Corigliano Calabro, laureando in Scienze turistiche all’Università Iulm di Milano. Lei è Tess, la fidanzata australiana di Francesco, 20 anni ed anch’ella studentessa a Milano di Grafica e Design in una università privata. Insieme avevano deciso di trascorrere un fine settimana romantico nella capitale francese. E, purtroppo, hanno scelto il fine settimana più sbagliato.

Quello delle centinaia di morti e feriti provocati dagli attacchi concentrici nell’intera capitale europea decisi, ordinati e fatti eseguire con fredda spietatezza da parte dei “signori” del terrorismo di matrice islamica estremista, quelli che hanno da tempo dichiarato guerra all’intero mondo occidentale od occidentalizzato per imporre il loro predominio sul globo intero.
Francesco – figlio del noto medico coriglianese Pietro Giorgio Costa, già consigliere comunale di Corigliano – e la sua fidanzata, sono riusciti a fare rientro a Milano nella giornata di sabato, il day-after della micidiale strage terroristica di Parigi. Li abbiamo raggiunti telefonicamente nel tardo pomeriggio di ieri e ci hanno raccontato come sono miracolosamente scampati a uno degli attentati, quello compiuto davanti al ristorante italiano “Casa nostra”, dove sotto i colpi dei kalashnikov sono morte cinque persone e due sono invece rimaste ferite.
«Nella prima serata di venerdì eravamo stati alla Torre Eiffel – ci spiega Francesco – dove avevamo consumato una bibita seduti al tavolo d’un bar; ma per cena avevamo deciso d’andare proprio al “Casa nostra”, perchè avevamo voglia di mangiare italiano ed avevo cercato un buon posto su Internet». Già. Fortunatamente dal ristorante “Casa nostra” loro ci sono soltanto passati, una manciata di minuti prima dell’attacco, ma non si sono fermati lì a cenare.
«Siamo entrati e abbiamo domandato un tavolo, ma era tutto pieno e quindi non era possibile cenare lì; l’alternativa era un altro ristorante-pizzeria italiano, l’“Amici miei” che avevo trovato durante la mia ricerca su Internet e che distava poche centinaia di metri dal “Casa nostra” lungo la stessa strada; ci siamo quindi diretti verso l’altro locale, dove siamo entrati e dove il cameriere, italiano, ci ha accolti avvertendoci che c’era da aspettare cinque-dieci minuti per poterci accomodare, e nell’attesa abbiamo consumato una bibita al bar dello stesso ristorante».
Le prime notizie sono giunte proprio in quei minuti all’interno del ristorante, mentre dall’esterno Francesco e Tess s’erano già accorti d’una improvvisa quanto massiccia presenza della Polizia in assetto antisommossa. «Proprio in quei momenti, da fuori, proprio in direzione del ristorante “Casa nostra” s’udivano degli spari, nitidissimi: il terrore ci ha raggelati il sangue, abbiamo lasciato il ristorante e siamo subito corsi nel nostro albergo, nel frattempo ci siamo messi in contatto coi nostri familiari per non farli preoccupare perchè su Internet proprio in quei minuti il tragico attacco terroristico a Parigi era già su tutti i siti d’informazione».


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