TREBISACCE – Tragedia sul lavoro ieri sul Lungomare di Trebisacce, nei pressi del pontile: un operaio di Albidona è morto sotto il peso del solaio di una vecchia pescheria in cui stava lavorando. Superfluo l’arrivo del 118 e dell’eliambulanza che era già stata allertata, l’operaio è infatti morto sul colpo letteralmente schiacciato dal peso del solaio. Vittima dell’incidente sul lavoro Giuseppe Ferri, 54 anni, operaio generico, residente nella vicina Albidona, che stava lavorando alle dipendenze di un’impresa privata per la bonifica di una delle vecchie pescherie che insistono nell’area antistante il pontile, un tempo utilizzate per il mercato del pesce ed oggi adibite solo al magazzinaggio del pesce. Qui sono iniziati da qualche i lavori di riqualificazione di tutta l’area della marineria grazie ad un progetto finanziato dalla Regione.

I titolari di questa pescheria, preso atto dell’invito del comune a riqualificare le strutture esistenti, autorizzati dal Comune, hanno affidato i lavori a un’impresa privata incaricandola innanzitutto di bonificare il tetto dall’amianto presente sulla copertura. Anche questi lavori erano iniziati da un paio di giorni e tra gli altri operai c’era il povero Pinuzzo Ferri, come tutti lo chiamavano ad Albidona, padre di quattro figli, grande lavoratore e persona buona e generosa che, messo a lavorare dopo un periodo di disoccupazione, si è tuffato con la solita energia in quel lavoro sottovalutando forse il rischio rappresentato dalla vetustà del solaio di una pescheria vecchia e fatiscente, rivelatasi per lui una trappola mortale. Erano le 13.30 quando il povero operaio è rimasto solo dentro la pescheria perché altri due pare fossero andati a scaricare un camion di materiale inerte: un tonfo sordido, il solaio crolla come una ghigliottina ed il povero operaio rimane schiacciato al suolo. Scattano subito i soccorsi: arriva il 118, arrivano i Carabinieri di Trebisacce al comando dei marescialli Bianco e Labianca, arrivano i Vigili del Fuoco di Rossano e di Trebisacce, ma non c’è niente da fare, Pinuzzo Ferri muore sul colpo schiacciato dall’enorme peso del solaio. Strazianti le sequenze che si sono registrate nei momenti successivi in cui sono arrivati sul posto il fratello, i figli, l’anziano e malfermo genitore e la moglie, arrivata per ultima perché si trovava, come ogni giorno, nei campi di Policoro a lavorare per contribuire a puntellare il bilancio familiare. Intorno all’area delle pescherie, seppure transennata, si raduna la solita folla di curiosi, tutti a interrogarsi come si possa ancora oggi morire sul posto di lavoro attraverso il quale si prova a sopravvivere. Lunga l’attesa per i parenti tenuti a stento lontani dal luogo dell’incidente sia perché i medici del lavoro Leonardo Lione e Francesco De Rasis, così come il medico legale Vincenzina De Simone devono venire da fuori, sia perché i Vigili del Fuoco hanno fatto fatica ad estrarre il corpo dell’operaio da sotto le macerie. Solo all’imbrunire, infatti, la salma del povero Giuseppe Ferri è stata ricomposta e trasferita presso la morgue del “Chidichimo” a disposizione dell’autorità giudiziaria.   
Pino La Rocca