Un imprenditore. Spossato da una crisi economica che oramai sembra davvero senza fine. Pressato e spremuto dal fisco. E finito da quei cravattari cui s’era rivolto per avere un pò “d’ossigeno”. Una storia comune a tante. Alla fine non aveva resistito e aveva deciso di “cambiare aria”, di lasciare quell’aria pesante e pressante. Aveva deciso di “sparire” dalla sua Cassano Jonio. Accade tutto lo scorso mese di novembre, circa sette mesi fa. I familiari ne avevano denunciato la scomparsa e i carabinieri lo avevano poco dopo rintracciato nel luogo in cui aveva “riparato”.
Ed è proprio ai militi dell’Arma che l’uomo ha confessato l’incubo che da tempo stava vivendo. L’imprenditore cassanese era infatti entrato nel pericoloso ed infinito girone infernale dell’usura. E agli uomini della locale Tenenza non solo ha raccontato e ricostruito la propria vicenda umana, ma con coraggio ha fatto nomi e cognomi dei suoi presunti aguzzini. I quali, nelle prime ore della mattinata di ieri sono finiti in carcere per effetto d’una ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari.
Si tratta di due fratelli del luogo, Giuseppe e Salvatore Capparelli, rispettivamente di 49 e 51 anni. Il magistrato contesta ad entrambi i reati d’usura ed estorsione in concorso. Ad ammanettarli è toccato agli stessi carabinieri, i quali si sono presentati pure al cospetto d’altri due loro congiunti e presunti complici, cui hanno notificato l’ordinanza del gip castrovillarese con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
L’operazione di ieri è scaturita dalle articolate indagini cominciate dopo la circostanziata denuncia resa dalla vittima. Gl’investigatori guidati dal tenente Michele Fiorenzo Dileo sarebbero riusciti ad appurare che il quartetto ora finito nelle maglie della giustizia avrebbe consumato l’attività usuraia pure nei confronti d’altri quattro imprenditori cassanesi, tentando anche d’estorcere loro la restituzione del denaro prestato a tassi d’interesse da capogiro, oscillanti dal 23% al 1000% annui.
Nel corso delle indagini sono state rinvenute nella disponibilità degl’indagati una somma di denaro contante pari ad oltre duecentomila euro ed una pistola “Browning” calibro 7,65 con matricola abrasa e relative munizioni. Sia il denaro che la pistola sono stati ovviamente posti sotto sequestro.