Le gole profonde del centrodestra rivelano uno scenario di sotterranea “guerra” e di trame per accreditarsi quale indicato successore dell’attuale primo cittadino. Senza fare i conti con l’“incognita Dima”
Da un mese a questa parte è “entrato” nel terzo anno del suo terzo mandato (non consecutivo) da sindaco di Corigliano Calabro. Giuseppe Geraci è di fatto l’uomo politicamente più longevo della città, avendo in curriculum una quarantina d’anni di vita trascorsa tra i banchi del Consiglio comunale cittadino, con una parentesi parlamentare durata una legislatura. Per sua stessa dichiarazione pubblica, resa proprio il giorno della sua terza elezione alla carica di sindaco e più volte ribadita in questi primi due anni di mandato amministrativo, questa sarà la sua ultima esperienza d’impegno pubblico, nel senso politico ed istituzionale “attivo”. Al termine della quale passerà il “testimone” della sua lunga milizia.
E a dispetto del fatto che mancherebbero ancora ben tre anni per le prossime elezioni comunali, la “guerra di successione”, benché combattuta in trincee sotterranee, già da un po’ sembra bell’e cominciata. Negli ambienti delle formazioni civiche ispirate al centrodestra che hanno sostenuto l’ultima candidatura di Geraci e la sua elezione, e che oggi ne sostengono le sorti della sua amministrazione in Consiglio comunale, emergerebbero frequenti personalismi che sottenderebbero reciproche gelosie protese ad accaparrarsene l’eredità politica e – in futuro magari – pure la poltrona. Quegli stessi ambienti la chiamano “fronda geraciana”, per distinguerla da un’altra “fronda”, quella dell’ex parlamentare e sottosegretario regionale Giovanni Dima, il quale fu “azionista” determinante per il successo elettorale di Geraci nel maggio del 2013.
Gli ambienti della fronda “geraciana” rivelano d’una «lotta clandestina» e – aggiungiamo noi – forse pure “intestina”. Rivelano che da qualche settimana tra i consiglieri che si rifanno direttamente al sindaco vi sarebbe «un certo dinamismo». Fatto d’incontri, discussioni, discorsi, per lo più organizzati individualmente da parte degl’“interessati”. E non vi sarebbe alcun problema sulla già tanto dibattuta “questione” che la fronda “geraciana” tema l’altra “anima interna” della maggioranza, vale a dire quei consiglieri comunali più “vicini” a Giovanni Dima, dal momento che da quest’ultimo Geraci ed i “suoi” avrebbero avuto carta bianca per operare ed agire come ritengono più opportuno e necessario per l’amministrazione del Comune.
Il problema – più che altro un “ingombro” – riguarderebbe un importante assessore della giunta comunale. Si tratterebbe di colui il quale Geraci ha scelto come suo “vice”: Francesco Paolo Oranges. Il vice primo cittadino in questi primi due anni di mandato di Geraci da parte di taluni consiglieri sarebbe stato visto quale “mentore” della linea politica dell’esecutivo. E così – rivelano sempre gli stessi ambienti civico-destrorsi coriglianesi – qualche giovane ed abile consigliere comunale starebbe cercando quotidianamente d’accreditarsi col sindaco, proponendosi in modo implicito come “maggior fiduciario” proprio rispetto al vicesindaco. Già, perchè «in gioco v’è non solo il presente ma soprattutto il futuro, ovviamente non quello della città ma della propria personale carriera», rivelano con malizia gli “ambienti”.
Il giovane ed ambizioso consigliere comunale che vorrebbe dare “scacco matto” politico ad Oranges sarebbe Giuseppe Turano. Il quale, sempre secondo gli “ambienti”, avrebbe fatto sorgere un “dilemma” politico nella mente dello stesso sindaco col rischio che gli equilibri interni alla propria maggioranza possano andare a farsi benedire anche perchè Giovanni Dima, pur in attesa dello “schiarimento” politico nella destra nazionale e in quella regionale, di certo non è politicamente sprovveduto e potrebbe calare qualche “condizione” o “ipoteca”. Taluni ipotizzano pure che lo stesso Dima possa, eventualmente, scendere direttamente in campo, ovviamente candidandosi personalmente alla carica di sindaco della città alla prossima tornata comunale. Chi vivrà vedrà.
Di certo la sotterranea “guerra di posizione” e “di successione” prima o poi dovrà pure far emergere qualcosa di più concreto rispetto alle “cantate” di gole profonde che potrebbero essere a loro volta “interessate”. E ad ogni modo lo stesso Geraci al pari di Dima non è politicamente sprovveduto, e saprà certamente discernere, scegliere e sciogliere l’ipotetico dilemma di cui i suoi stessi ambienti raccontano.
Dalla “guerra” alla “pace dei sensi”. È quella raggiunta dalle minoranze consiliari, in particolare da quelle di centrosinistra. Dopo la “naturale” sconfitta di due anni fa – quella che sono andate a cercarsi con “perfezione algebrica” – sembrano essersi liquefatte del tutto in un Consiglio comunale che vede appena tre unità riferibili “al contesto”. Per primo proprio il candidato sindaco sconfitto al ballottaggio, l’indipendente di sinistra Giovanni Torchiaro, il quale sembra scarsamente interessato alla vita politica ed amministrativa della città pur partecipando sempre alle (pochissime) sedute del civico consesso. I due consiglieri del Partito democratico, Giovanni Spezzano e Carmen Emiliana Fusaro, appaiono assolutamente “distratti” dall’osservare e controllare l’attività politica ed amministrativa del sindaco, della sua giunta e della sua maggioranza consiliare, benché di tanto in tanto si lancino in improvvide comparsate a dimostrazione della loro “esistenza in vita” – politica s’intende – “cavalcando” l’argomento che al momento va “più di moda”…