L’arrivo dei circa 100 migranti negli alberghi della Marina che ne hanno fatto richiesta ha fatto presto ad accendere il dibattito che piano piano sta interessando tutto l’Alto Jonio, una terra, questa, che fin dal primo dopoguerra ha vissuto sulla propria pelle il triste fenomeno della migrazione. Ma qui, come sempre, lo spartiacque continua ad essere la politica e non il dramma della miseria che spinge tanta gente a lasciare la propria terra in cerca di lavoro e di dignità. Non è un caso, infatti, che il sindaco Ciminelli abbia preso posizione fin dal primo sbarco a Corigliano a fianco del sindaco Geraci dandogli pienamente ragione. «Non è una questione di razzismo; – ha scritto Ciminelli facendo eco a Geraci e precisandolo nella lettera indirizzata al Prefetto – abbiamo rispetto per chi viene dal mare lasciando in patria fame, guerra e miseria, ma noi qui siamo in trincea e non siamo in grado di ospitare tutti questi migranti…». Secondo il primo cittadino che ha convocato un’assemblea per sondare l’opinione dei suoi cittadini, sarebbe a rischio la stagione estiva che contribuisce al sostenere l’economia locale. Non la pensa affatto così il suo storico avversario politico Mario Melfi, ex sindaco e coordinatore regionale di SEL il quale, nel commentare l’iniziativa di Ciminelli di rivolgersi al Prefetto, scrive: «La grave crisi economica che viviamo genera un facile populismo e naturalmente l’arrivo dei migranti diventa facile occasione per chi si nutre di populismo ed a cui ora è gioco facile scatenare la fantasia popolare su privilegi e favori verso gli “stranieri”, senza chiedersi se la permanenza nei nostri alberghi è temporanea, né se fuggono dalla guerra, né se nella traversata hanno perso figli, fratelli, madri, padri, miseramente annegati nel nostro mare…». La polemica ovviamente si allarga e finisce ben presto sul web. Anche qui, però, c’è il riscontro dell’ideologia politica, con i soliti “tifosi” che ne approfittano per declinare la propria appartenenza politica sottovalutando la portata di questo esodo di massa che rischia di svuotare tutta l’Africa.
 Pino La Rocca