Parla l’avvocato dell’imprenditore di Rossano (co)indagato per la morte del giovane motociclista Salvatore Turano
«Fosse stato un “pirata” sarebbe accusato d’omissione di soccorso oltre che d’omicidio colposo». Parla l’avvocato Vincenzo Gallo, difensore del 51enne S.G., notissimo imprenditore di Rossano incriminato dal sostituto procuratore di Castrovillari, Simona Rizzo, sulla scorta delle indagini svolte da parte dei carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro, per concorso nel ritenuto omicidio colposo del motociclista 19enne Salvatore Turano.
Il giovane era deceduto in seguito al tragico incidente stradale avvenuto a Corigliano durante la serata dello scorso 13 maggio, lungo la “bretella” che collega la frazione di Villaggio Frassa alla Statale 106 jonica. L’imprenditore rossanese è l’uomo che guidava la Lancia Lybra che – forse – ha impattato il corpo del 19enne già rovinato sull’asfalto a seguito dello scontro con la Citroen Xsara guidata dalla 27enne di Corigliano Immacolata Esposito, rimasta ferita nel sinistro ed anch’ella indagata per lo stesso reato che il magistrato titolare delle indagini ha formulato nei confronti del 51enne.
Solo oggi dalle “pieghe” delle indagini emerge la circostanza secondo la quale il 51enne, dopo avere impattato “qualcosa” – «Un pezzo di ferro», riferisce il legale dell’uomo stando alla ricostruzione data ai carabinieri dal proprio assistito – si sarebbe fermato sulla strada per constatare cosa fosse successo.
Poco dopo sul posto sarebbe giunto un finanziere fuori servizio ed altre persone, e proprio l’imprenditore rossanese avrebbe chiamato il 118 col proprio telefono cellulare: «perchè proprio lui e per primo – spiega il suo difensore – s’è accorto della presenza dell’auto di Immacolata Esposito oltre la scarpata costeggiata dal guard-rail stradale divelto e della presenza stessa della ragazza ferita ed imprigionata dalle lamiere contorte della sua vettura».
La presenza della Lancia Lybra e del 51enne di Rossano sarebbero state confermate, e verbalizzate da parte dei carabinieri, da diversi testimoni. L’uomo sin da quella tragica serata si sarebbe detto “a disposizione” degl’investigatori dell’Arma.
«Nei giorni seguenti – spiega l’avvocato Gallo – ha riparato il radiatore della propria auto che presentava un componente rotto proprio in seguito all’impatto della stessa, quella sera, col ritenuto pezzo di ferro, e quando giovedì 21 maggio scorso i carabinieri si sono presentati al suo cospetto per sequestrare la sua Lancia Lybra, al fine di farvi svolgere accertamenti tecnici irripetibili, il mio assistito ha subito indicato loro il posto in cui potevano trovare il radiatore sostituito».
L’imprenditore, per bocca del suo legale, si dichiara «sereno e certo d’uscire a testa alta da questa tragica vicenda, che oggi lo vede suo malgrado coinvolto per un atto dovuto da parte della Procura».