Non si farà attendere la scontata richiesta di rinvio a giudizio per Garasto, Russo, Falcone e Zangaro
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari, Letizia Benigno, ha dichiarato chiuse le indagini relative al presunto caso d’infanticidio emerso nell’ambito della maxinchiesta “Medical Market”. L’ipotizzato gravissimo reato era stato stralciato dal resto della colossale indagine giudiziaria che vede indagate, complessivamente, ben 144 persone tra le quali un nugolo di medici ed avvocati operanti tra Corigliano Calabro, la vicina Rossano ed il Crotonese, ai quali vengono contestati ben 153 capi d’imputazione, tutti finalizzati – secondo il sostituto procuratore di Castrovillari, Simona Rizzo – a truffare compagnie assicurative attraverso un “collaudato sistema” di false certificazioni mediche prodotte in falsi atti giudiziari.
Per il ritenuto caso d’infanticidio sono indagati il medico 53enne coriglianese Sergio Garasto – difeso dagli avvocati Giuseppe Zumpano ed Osvaldo Romanelli – la 37enne coriglianese Stefania Russo, la 43enne coriglianese Nunziatina Falcone ed il 33enne coriglianese Piero Andrea Zangaro, difesi dall’avvocato Fabio Salcina.
Il quartetto è indagato, in concorso, per la ritenuta “soppressione” del feto partorito al settimo mese di gestazione dalla Russo. Il delitto sarebbe avvenuto il 15 maggio del 2012 all’interno del Pronto soccorso dell’ospedale “Guido Compagna” di Corigliano.
Nelle settimane scorse a carico degl’indagati – ma, in particolare, a carico del medico Garasto – il magistrato che rappresenta l’accusa aveva corroborato l’indagine raccogliendo nuovi elementi di prova attraverso due incidenti probatori accordatigli dal gip.
Le due importanti testimonianze che hanno assunto valore di prova sono quelle della 41enne coriglianese Filomena Spataro, anch’ella tra i 144 indagati, e della 38enne Assunta Cozza, ostetrica del “Compagna” e quest’ultima solo e soltanto testimone d’un fatto singolare ritenuto importantissimo dal magistrato inquirente. Si tratta d’un episodio risalente alla primavera del 2012, quando l’ostetrica aveva osservato gli strani “movimenti” del medico del Pronto soccorso Sergio Garasto, il quale s’era introdotto nella Divisione d’Ostetricia e Ginecologia per guadagnare “di soppiatto” una stanza in cui si trovava un armadietto contenente dei farmaci. La teste aveva seguito sin dal corridoio l’atteggiamento “sospettoso” e al tempo stesso “sospetto” tenuto dal medico in quegli ambienti a lui non “familiari”, fino ad osservarlo mentre, proprio in quella stanza, s’infilava in tasca alcuni flaconcini. E l’aveva “bloccato”, ordinandogli di rimettere a posto quei flaconcini di “Cervidil”, un farmaco avente proprietà abortive.
Sergio Garasto fu poi trasferito presso l’ospedale “Ferrari” di Castrovillari per “incompatibilità ambientale”, proprio in seguito alla maxi-indagine che era stata avviata su una serie di presunti aborti “costruiti” al fine di truffare le compagnie d’assicurazione “imputandoli” ad incidenti stradali “costruiti” anch’essi “ad arte”, secondo il sostituto procuratore Rizzo.
Chiuse le indagini sul presunto infanticidio, da qui alle prossime settimane il magistrato inquirente formulerà al gip la propria scontata richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Garasto, Russo, Falcone e Zangaro, ed il primo giudice fisserà poi l’udienza preliminare che potrebbe tenersi già prima dell’estate.
I quattro indagati del delitto si sono sempre protestati innocenti e tali vanno considerati fino all’ultimo grado di giudizio.