Ragion di mondo, ragion d’Europa, ragion di Stato. C’è un problema mondiale di cui l’Europa e l’Italia si sono fatti carico. E c’è un sindaco fuori dal mondo. Il quale inutilmente, ma – ancor più grave – consapevolmente, ha cominciato a cavalcare l’onda d’un facile populismo agitandone il vessillo ed usandolo come foglia di fico per nascondere il malcontento palesato da tempo da parte dei cittadini amministrati.
Il “grido di battaglia” di Giuseppe Geraci, primo cittadino civico ma destrorso di Corigliano Calabro, è «non accoglieremo più i migranti che da oggi in poi sbarcheranno nel nostro porto». E spiega: «il Comune non garantirà nessuna assistenza a terra per le operazioni di sbarco, perché Corigliano non è assolutamente in grado di poter sopportare ulteriori sbarchi di migranti». Parole e musica cantate e suonate dagli schermi di tutte le tv nazionali tra ieri l’altro e ieri, alla vigilia e nel giorno del terzo sbarco di migranti avvenuto nel porto coriglianese dopo i due andati in scena ai primi di gennaio.
E la canzone piace al sindaco di Forza Italia della vicina Rossano, Giuseppe Antoniotti, a quello di centrosinistra di Trebisacce, Franco Mundo, ed ai consiglieri regionali di Forza Italia, Giuseppe Graziano e Fausto Orsomarso. Ecco come gli fanno “eco”: Antoniotti, senza mezzi termini parla di «atto di violenza dello Stato nei confronti della Sibaritide», Mundo, afferma che «tutto il comprensorio sta lavorando con serietà al rilancio economico e turistico della Sibaritide, e non possiamo essere noi a pagare lo scotto delle scelte effettuate dal Governo», mentre Graziano ed Orsomarso assicurano, «non lasceremo da solo il sindaco di Corigliano e i sindaci della Sibaritide in una battaglia che condividiamo e combatteremo insieme a loro, presidiando, ove necessario, il porto».
A questa eco fanno da “controcanto” i rappresentanti locali di Sinistra, ecologia e libertà, Angelo Broccolo ed Alberto Laise, ed il circolo del Partito democratico di Corigliano Scalo: «l’emergenza umanitaria viene prima di tutto» affermano, non risparmiando critiche feroci alla voce solista del sindaco ed al suo coro.
Gli sbarchi dei migranti che viaggiano nel Mediterraneo sono una questione globale. Facile a dirsi solo e soltanto se la “questione” non ti passa vicino, pur soltanto sfiorandoti.
Se il posto dove vivi è poi una terra bella ma da sempre disgraziata, è facile invece persino bestemmiargli addosso a questi uomini ancor più disgraziati.
La polemica dunque è rovente e sarebbe comprensibilissima se il primo attore protagonista, il sindaco coriglianese Geraci, non avesse una lunghissima milizia politica e sul groppone vent’anni di potere consumato inutilmente senza ottenere granchè sul piano dei risultati “sostanziali” protesi allo sviluppo del grande porto della sua città. Che è poi la più importante infrastruttura esistente nella Piana sibarita.
L’attracco alla banchina di destinazione della nave di Costa Crociere è previsto per le 8 di stamane. Salperà alle 14. Poche ore di turismo da straccioni rappresentano secondo certa classe politica e “dirigente” una ragione “superiore” a quella umanitaria globale!
E l’“all’armi” di Geraci ieri era continuato così: «Domani in porto potrebbero arrivare altri 700 migranti». Ma l’indiscrezione di Geraci per tutta la giornata di ieri non ha avuto conferma alcuna da parte del prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao, presente durante le operazioni di sbarco dei 110 migranti approdati in mattinata, 94 uomini e 16 donne, tutti africani ed in prevalenza di nazionalità ghanese e nigeriana, tra loro nessun bambino.
Dallo specchio acqueo antistante il porto sono stati trasbordati dalla nave petroliera che li ha accompagnati fin qui dal Canale di Sicilia, e coi mezzi della Guardia costiera diretta dal comandante della locale Capitaneria di porto, Francesco Perrotti, sono approdati.
Le “operazioni a terra” sono state coordinate dalla Prefettura cosentina, attraverso la Questura ed il suo Ufficio immigrazione, l’Azienda sanitaria provinciale, la Protezione civile, la Croce rossa ed a’tre organizzazioni.
C’era pure il sindaco Geraci, la Polizia municipale e i servizi sociali del Comune. Volevano però starsene tutti “a braccia conserte” come il sindaco, prodigo solo e soltanto alle telecamere. Gl’immigrati, terminate le identificazioni ed ogni tipo di formalità, sono poi saliti sui due pullman e trasferiti in alcuni centri di prima accoglienza della provincia.