Meno d’un migliaio di persone al corteo di Corigliano contro le autorizzazioni del Governo
I Mille di Garibaldi salparono dallo scoglio genovese di Quarto per andare a combattere contro gli eserciti borbonici fino a capovolgerne il governo ed unificare la nascente Italia. I “mille scarsi” di ieri mattina sono partiti dal Parco comunale della popolosa frazione Scalo di Corigliano Calabro ed hanno percorso l’alberata Via Provinciale fino a raggiungere l’altrettanto popolosa frazione marina di Schiavonea, per gridare il “No” dell’intero comprensorio Sibarita alle trivellazioni nella parte di Mare Jonio che lo bagna.
C’erano tutti i sindaci, il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Occhiuto, il capo dipartimento del settore ambiente della Regione Calabria, Mario Melfi, e c’era persino il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza. “Idealmente” ma non fisicamente c’erano pure il consigliere regionale Fausto Orsomarso e l’ex sottosegretario regionale Giovanni Dima. E poi c’erano i sindacati, i comitati civici e gruppi di scolaresche.
Con loro e con essi, però, non c’era il popolo della Sibaritide. Già, perché un comprensorio di circa 250mila abitanti doveva essere “rappresentato” – per strada e in piazza ma “fisicamente” – da almeno un quinto della sua popolazione se l’obiettivo era quello di fare recedere il Governo di Matteo Renzi da una decisione già presa, cioè quella d’autorizzare alcuni colossi multinazionali del commercio petrolifero ad impiantare, pure nello Jonio cosentino, le loro piattaforme di trivellazione finalizzate all’eventuale estrazione di greggio.
Lo scarno ma “colorato” corteo è partito alle 10,30 e dopo avere percorso i pochi chilometri previsti tra slogan corali indirizzati al Governo, è arrivato in Piazzetta Portofino, a Schiavonea. A pochi passi dal mare, ma l’ideale sarebbe stato concludere proprio sulla spiaggia.
A fine manifestazione ha parlato il sindaco di Corigliano, Giuseppe Geraci, il quale, in rappresentanza di tutti i suoi colleghi, ha annunciato che i primi cittadini della Sibaritide cercheranno subito un contatto col Governo per istituire un tavolo di confronto e portare anche a Roma le ragioni del “No” alle trivellazioni nello Jonio cosentino.
Le domande sorgono spontanee se si pensa che tra i “fasciati del tricolore” presenti un significativo numero ha in tasca la tessera del Partito democratico, vale a dire la stessa di Matteo Renzi. Costoro l’interlocuzione e il confronto li hanno finora cercati? E se sì: quali risposte hanno avuto prima che il Governo autorizzasse le trivellazioni nel cosiddetto decreto “Sblocca Italia”?
La gente, qui, se vede in prima fila i politici è stanca persino di protestare per una “giusta causa”…
(foto di Rosetta Pignataro)