Trentaduenne rumena arrestata dalla Polizia. La vittima, di appena 21 anni, ha denunciato tutto dopo l’ennesimo aborto
Era finita nelle “grinfie” addirittura d’una sua sorella. E’ l’ultima drammatica storia di prostituzione e di violenza – l’ennesima – che la cronaca è costretta a registrare lungo le piazzole affollate di giovanissime straniere in top e minigonna che s’incrociano con lo sguardo attraversando in auto il “serpentone” stradale della Statale 106 che collega i comuni affacciati sullo Jonio sibarita. E lei ha appena compiuto 21 anni. Era giunta fin qui, dalla Romania, qualche anno addietro. “Convinta” ad emigrare proprio da quella sorella che viveva a Corigliano Calabro e che le aveva garantito un posto di lavoro. Quel “lavoro” ovviamente era la strada, però lei non lo sapeva e, forse, neppure minimamente lo immaginava. E sulla strada ha trascorso mesi e mesi, a salire e a scendere dalle auto d’esigenti clienti. I quali, troppo spesso, le chiedevano o addirittura le “imponevano” rapporti non protetti. Per questo motivo, la giovane è più volte rimasta incinta ed ogni volta s’è trovata costretta a dovere ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza presso l’ospedale “Ferrari” di Castrovillari. Ed è proprio in occasione del suo ultimo ricovero, avvenuto di recente presso quel nosocomio dove oramai era “conosciuta”, che s’è convinta “a parlare”. E a denunciare tutto alla Polizia, Raccontando tutto quanto suo malgrado sarebbe stata costretta a subire, oramai da qualche anno. La sventurata, già pochi giorni dopo il suo arrivo a Corigliano, era stata costretta a prostituirsi lungo la 106, sotto stretto controllo e sorveglianza. Non solo. La giovane ha infatti raccontato d’essere stata sottoposta a sistematici episodi di violenza, continue minacce e sfruttamento. Ogni sera doveva consegnare almeno trecento euro nelle mani della sorella. Se portava meno di quella cifra per lei erano guai, perchè veniva picchiata. In una circostanza la sorella sfruttatrice e violenta l’aveva ferita con la lama d’un coltello. A quest’inferno hanno messo fine i poliziotti della Questura di Cosenza. I quali, nella giornata di ieri, hanno notificato a Petronela Mihail, di 32 anni, un’ordinanza applicativa della misura cautelare agli arresti domiciliari emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari su richiesta del sostituto procuratore Maria Grazia Anastasia. I reati che le vengono adesso contestati sono quelli di sfruttamento della prostituzione e di maltrattamenti in famiglia. Per la sorella vittima è stata la fine d’un incubo durato troppo tempo. Le era sempre mancato, in precedenza il coraggio di denunciarla, la intimoriva e la intimidiva. Adesso qualcuno che opera con professionalità nell’ambito delle organizzazioni di servizio sociale l’ha presa in cura. Avrà bisogno di supporto psicologico e di quell’amore che in una nazione lontana pure la sorella le ha negato, anzi…