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Tentò d’ammazzare il tenente dei carabinieri con l’accetta: nessun processo

Posted on Marzo 21, 2015 By Redazione

«Era incapace d’intendere e volere» per il giudice dell’udienza preliminare di Castrovillari
Il 9 luglio del 2011 i carabinieri lo avevano arrestato a Cariati per una serie di reati compiuti in una “folle nottata” e lo avevano tradotto in carcere a Rossano. Tra altre “scorribande” aveva pure dato alle fiamme un’autovettura di proprietà d’un privato e tranquillo cittadino che non aveva mai visto prima di quella notte: così, senza motivo. Radoslaw Jurek, 20enne di nazionalità polacca e al tempo ospite d’una sua sorella residente a Corigliano Calabro, fu successivamente sottoposto alla misura di sicurezza presso l’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese.
Volevano mandarlo a processo per tentato omicidio. Con una vittima “eccellente”: un ufficiale dei carabinieri, il quale, proprio nel corso di quella terribile nottata cariatese, aveva rischiato di rimanere ammazzato dai colpi d’accetta e d’una falce che il giovane gli brandiva contro, riuscendo a colpirlo per fortuna in modo non letale. Era l’allora tenente Gianmario Tocchini, al tempo comandante del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia dell’Arma di Rossano.
Il ventenne era inoltre indagato per avere provocato lesioni in danno d’altri carabinieri della stessa Compagnia rossanese.
Il giovane, con problemi psicologici che lo attanagliavano sin dalla sua nascita, era venuto in Italia a trovare la sorella Elizabeta. Ma la sera del 5 luglio del 2011 s’era allontanato dall’abitazione coriglianese della propria congiunta, senza farvi ritorno. Elizabeta, dopo averlo cercato inutilmente, il giorno seguente ne denunciò la scomparsa del fratello ai Carabinieri di Corigliano, i quali lo cercarono senza però riuscire a trovarlo.
La donna, quindi, si rivolse alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” di Raitre che mostrò la foto dello scomparso e dopo soli dieci minuti il “caso” fu risolto.
Il giovane polacco si trovava, infatti, recluso, nella casa circondariale di Rossano, con altre generalità, ma un agente della polizia penitenziaria lo riconobbe e telefonò alla trasmissione televisiva che, a sua volta, informò la sorella.
L’avvocato Salvatore Sisca, difensore dell’indagato, richiese una perizia psichiatrica nei suoi confronti, ammessa dal giudice, che accertò l’incapacità d’intendere e di volere di Radoslaw Jurek durante la commissione dei reati che la giustizia gli contestava.
Lo scorso 18 marzo, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Castrovillari, Annamaria Grimaldi, ha emesso la sentenza di non luogo a procedere.
Radoslaw non è punibile, infatti, proprio perché era incapace d’intendere e di volere.
L’avvocato Sisca ha manifestato la propria soddisfazione per la conclusione a lieto fine d’una brutta vicenda giudiziaria ed umana, ed ha affermato: «In Italia, quando non si tratta di processi di mafia, la giustizia funziona e vengono rispettate le regole».
Considerazioni professionali e personali d’un penalista da tanti anni impegnato in processi contro la ‘ndrangheta. Ad ogni modo, la vicenda giudiziaria di questo giovane disagiato s’è conclusa così.
E lui – oggi 24enne – l’ha saputo in Polonia.

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