Dopo la discussione sulla problematica della centrale Enel il 5 marzo scorso, all’interno dei “Giovedì dell’incontro” la giornata che il PD, ogni quindici giorni, dedica all’approfondimento di una tematica che riguarda il nostro territorio, si è affrontata la tematica della Sanità. Anche in questo incontro numerosa è stata la partecipazione d’iscritti, cittadini, medici che operano all’interno del nostro ospedale e di attivisti politici che vedono nel PD e nel PSE la casa comune in cui ri-trovarsi. La discussione è partita dal lavoro fatto dalla consulta sulla sanità con una ‘analisi sulla situazione attuale della sanità con particolare attenzione al nostro territorio cui hanno fatto seguito numerosi interventi dei partecipanti che hanno messo a nudo le problematiche che ancora la sanità, purtroppo vive nel nostro territorio. Si è partiti dall’Ospedale unico cogliendo positivamente la definizione dell’iter procedurale che dura da otto anni e che con ottimismo se tutta la burocrazia farà il suo dovere, entro il 2020 potremmo mettere piede nel nuovo ospedale, tenuto conto delle criticità che ancora esistono: dalla problematica del balletto dei posti letto che secondo lo standard di legge dovrebbero essere 495 nell’ospedale unico ne sono previsti 334 che scendono a 291nel piano di rientro e che vanno individuate ulteriori risorse per le opere accessorie e di collegamento non previste nel contratto e che vanno realizzante in contemporanea con i lavori dell’ospedale. Sollecitiamo e aspettiamo vigili la firma del protocollo d’intesa sulla legalità necessario per dare avvio al progetto esecutivo. Quello dell’ospedale unico è un investimento di 143 milioni di euro che può dare un contributo notevole alla ripresa delle attività produttive e un sollievo anche alla disoccupazione. Altro che inceneritore. Ma questo tempo è troppo lungo. Nell’attesa del nuovo ospedale il diritto alla salute nel nostro territorio deve essere garantito. La Sibaritide ha bisogno ora che sia garantita l’emergenza urgenza e la continuità d’assistenza rafforzando la medicina territoriale e facendo fronte alla carenza di posti letto, ospitandoli nelle strutture esistenti, per colmare lo squilibrio dovuto per favorire taluni territori a scapito di altri ed anche la sanità privata. Né la Calabria può ancora restare senza governo sulla sanità che deve essere, stante la gravità della sanità in Calabria, rivestita da una figura autorevole, competente, fuori dai vecchi condizionamenti della politica, che ci tiri fuori dall’emergenza, dal commissariamento nel più breve tempo possibile. Perché la Sanità in Calabria è il grande affare da miliardi di euro sul quale mettere le mani. Una miniera di soldi che riempie le tasche del potente di turno. Siamo anche la terra della ndrangheta, dei politici corrotti e senza scrupoli. La terra di nessuno dove vige la legge del più forte, dove il diritto si annulla nel momento in cui si entra in un ospedale, In cui si può morire per un semplice sbalzo di corrente, o per un’ambulanza che non si trova e che quando arriva, capita, non abbia un medico a bordo. Dove la mancanza di pianificazione a breve e medio termine, lo stato di precarietà che vivono gli operatori e gli orari impossibili cui è sottoposto il personale sanitario, ha affondato il sistema della salute pubblica. Necessità un’organizzazione dell’esistente che renda i servizi efficienti ed efficaci. Non è possibile tollerare liste di attesa di mesi e che l’emigrazione fuori dalla Calabria sottragga ingenti risorse come avviene oggi. E’ da condannare l’operato della precedente amministrazione di centro destra con le scelte penalizzanti per gli ospedali del territorio, nell’organizzazione delle unità operative e del personale medico e paramedico, che devono essere riviste con scelte improntate sul management della capacità e della meritocrazia. Se la sanità del territorio non è completamente affondata è grazie al personale, ai medici, agli infermieri, ai tecnici e agli ausiliari non certo alle scelte politiche. L’incontro si è concluso con la decisione di affrontare la problematica coinvolgendo tutti i territori dell’area vasta della Sibaritide perché anche questa, come la problematica della centrale ENEL, non riguarda Rossano ma tutto il territorio, (In questa direzione un plauso ai sindaci del territorio che stanno affrontando insieme la problematica della 106 nella quale ci sentiamo coinvolti e partecipi) per essere compartecipi, nelle scelte da compiere nell’interesse e per il benessere delle nostre comunità e chiedere, infine, al Presidente della Regione, di rivedere il piano di rientro sanitario che ha penalizzato fortemente la Sibaritide.
Il segretario PD ROSSANO
Francesco Madeo