Un mare di droga – è proprio il caso di dirlo – che dal Sudamerica, passando dall’Olanda, giungeva nella Piana jonica “dello sballo”: quella sibarita. Un giro d’affari di decine e decine di milioni di euro. La maxi-inchiesta antimafia “Gentleman”, durata circa due anni, ha messo a nudo il sistema con cui il locale degli “zingari” si riforniva di cocaina ed eroina. A quintali.
Carichi di droga stipati su navi mercantili venivano ritirati dai “compari” nel porto di Gioia Tauro e ricaricati in auto dotate di specialissimi doppi fondi per essere trasportati a Cassano Jonio.
Un esempio “pratico”: soltanto nel corso del blitz di ieri sono stati sequestrati quasi quattro chili di cocaina ed altrettanti d’eroina.
E sempre “via mare” – secondo gl’investigatori della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro – venivano fatte recapitare al potente locale di ‘ndrangheta i micidiali attrezzi di morte usate spessissimo negli ultimi anni con azioni plateali.
Pure su questo il blitz di ieri s’è rivelato “esemplare” , attraverso il sequestro di dieci Kalashnikov, due mitragliette Skorpion e nove pistole Parabellum.
Gli “zingari” importano la cocaina dal Sudamerica, mentre dall’Est Europa, via Albania, arrivava in Italia l’eroina e la marijuana, e la droga veniva così immessa sulla “piazza”.
Secondo gl’inquirenti il locale avrebbe avuto rapporti diretti con una fitta rete di narcotrafficanti internazionali da cui riusciva ad approvvigionarsi a prezzi “concorrenziali”.
Emersi proficui rapporti d’affari coi clan storici del reggino: la cocaina difatti veniva approvvigionata nella Piana di Gioia Tauro e spesso pagata con “partite” d’armi pesanti.
L’eroina, invece, proveniente probabilmente da Afghanistan e Turchia grazie a rapporti con “broker” del narcotraffico dell’Est Europa, arrivava dall’Albania a bordo di due motopescherecci della flotta di Schiavonea di Corigliano, il “Grecale” ed il “Maestrale” – uno del valore di oltre 700mila euro ed entrambi sequestrati – che facevano avanti e indietro dal porto coriglianese.
Due “teste” alla guida di tale traffico internazionale, secondo le accuse. Luigi Abbruzzese – figlio di quel Franco Abbruzzese alias “Dentuzzo” capo indiscusso degli “zingari” cassanesi, oggi detenuto al 41-bis, condannato all’ergastolo e in attesa di sentenza definitiva – e Filippo Solimando, ritenuto capo della ‘ndrina di Corigliano Calabro. I supposti capi godevano d’una fitta rete d’organizzatori fiancheggiatori, procacciatori e spacciatori, tutti ritenuti affiliati all’indomito locale ‘ndranghetista che avrebbe per anni ingrassato le sue “casse”, piazzando droga d’ogni tipo in ogni angolo della Piana sibarita: da Cariati a Rocca Imperiale, dalla costa all’entrotertra, spingendosi finanche fuori regione, in Lucania, nel confinante Materano.