Prima di ogni intervento dobbiamo sapere cosa è stato interrato.
Sono anni che diciamo agli enti competenti, a partire dalla Regione Calabria, che le condizioni di lavoro all’interno del cosiddetto polo tecnologico di Bucita sono a dir poco proibitive. Abbiamo sempre sospettato e pubblicamente denunciato, infatti, come all’interno della discarica pubblica, negli anni del commissariamento, abbia regnato l’anarchia dei conferimenti e si sia consumato un vero e proprio traffico di rifiuti abusivi. Oggi ne abbiamo le prove inconfutabili: più di 60mila metri cubi di rifiuti non autorizzati sono abbancati in una discarica sgangherata che avvelena terra ed aria e costa alla pubblica amministrazione fior di quattrini.
Da quando è stata effettuata questa scoperta abbiamo cercato l’interlocuzione con ogni livello istituzionale, dal Comune alla Regione, persino informando tutti gli invitati alla conferenza dei servizi dello scorso 19 dicembre per i lavori presso l’impianto, avvisandoli del fatto che non è possibile permettere alcun intervento in un’area definita come “contaminata” e laddove, invece, si deve procedere ad un immediato piano di caratterizzazione e messa in sicurezza, in primis per salvaguardare la salute proprio dei lavoratori.
Prendiamo atto con piacere del fatto che il nuovo assessore all’ambiente del Comune di Rossano si sia espresso con chiarezza per ottenere un piano di caratterizzazione della discarica, ma restiamo allibiti di fronte all’immobilità istituzionale nei confronti di un fatto di inaudita gravità come la scoperta di migliaia di metri cubi di rifiuti abusivi. Abbiamo chiesto ormai da mesi delle azioni istituzionali forti e la convocazione di un consiglio comunale ad hoc e siamo ancora in attesa. Come è possibile che l’organo democratico del territorio non abbia nemmeno accennato al fatto che alle nostre si sia consumato un business con gravi ricadute su salute ed economia del territorio?
Inutile dire come noi siamo dalla parte dei lavoratori dell’impianto quando, come nei giorni scorsi, esprimono delle rivendicazioni sacrosante come il miglioramento e la riparazione di ogni dispositivo: l’impianto deve essere messo a norma per salvaguardare in primis la loro salute. Ma proprio per questo rivolgiamo un appello anche alle forze sindacali: che senso avrebbe, per esempio, riparare gli aspiratori se ai piedi del posto di lavoro si estende una discarica in cui non si sa cosa è stato abbancato? Chiediamo quindi che anche le forze sindacali chiedano con forza azioni istituzionali concrete per ottenere un immediato piano di caratterizzazione e messa in sicurezza dell’intera area.
Ogni intervento all’impianto deve essere subordinato alla bonifica dell’area.
Nel merito, infine, ricordiamo che l’intervento all’impianto discusso a Catanzaro lo scorso dicembre, rientra nelle disastrose linee guida stese dal tandem Gualtieri-Pugliano nel corso della passata legislatura regionale, delle linee guida senza alcuna prospettiva di uscita dall’emergenza rifiuti e che sono l’ennesimo regalo alla speculazione senza scrupoli della monnezza calabra.
Il nuovo Governatore, in campagna elettorale, ha dichiarato di voler andare verso “rifiuti zero” mentre questo progetto muove in direzione esattamente contraria. Per questo ci aspettiamo dei provvedimenti concreti e rapidi per realizzare un cambio di direzione che, fino a questo momento, non abbiamo registrato.
Comitato in Difesa di Bucita e del Territorio