Cinque ore di lungo, noioso e politicamente assai scarno dibattito. Senza voto finale, e, dunque, senza decisione alcuna. Anzi, la decisione c’è stata ed è stata quella di non decidere. E’ sfumata così la seduta monotematica del Consiglio comunale di Corigliano Calabro, convocata in contemporanea a quella della confinante città di Rossano e finalizzata all’adozione della deliberazione contenente l’atto d’impulso per accendere le procedure amministrative utili all’eventuale fusione amministrativa delle due municipalità.
Scarsa convinzione da parte un po’ di tutti i settori politici degli scranni consiliari, tanto tra quelli della maggioranza civica ispirata al centrodestra che sostiene l’amministrazione del sindaco Giuseppe Geraci quanto tra le minoranze di diverso colore.
Eccezion fatta per il gruppo del Partito democratico, coi consiglieri Giovanni Spezzano e Carmen Emiliana Fusaro favorevoli all’adozione sin da ieri della deliberazione da parte del Consiglio.
Varie le motivazioni addotte da parte dei consiglieri che hanno preso la parola, alcuni a più riprese e con proposizioni spesso contradditore con quanto espresso in precedenza.
In premessa un po’ tutti hanno tenuto a sottolineare la loro posizione favorevole al “matrimonio” amministrativo coi vicini rossanesi ma quando i verbi si snodavano e i minuti degl’interventi scorrevano la posizione espressa non era un “Sì” ma diventava un “Ni” o un “So”.
Come quella del consigliere Giampiero Dardano del gruppo civico di maggioranza, il quale pur dichiarandosi favorevole alla fusione tra le due città, ha tenuto a precisare come essa stia finora maturando, almeno a Corigliano, in modo del tutto «eterodiretto da ambienti e segmenti della Rossano “che conta” o “che contava” fin quando la vicina realtà urbana non ha perduto importanti istituzioni quali l’azienda sanitaria ed il tribunale, ed ha avuto un generale ridimensionamento di servizi pubblici ed agenzie istituzionali; se si vuole avere maggior forza nel chiedere al Governo la restituzione del tribunale scippato – ha detto Dardano – si chiarisca ai rossanesi e si convenga insieme che il nuovo eventuale tribunale non potrà essere più allocato nel loro centro storico ma che dovrà sorgere in pianura in una posizione centrale tra le due città».
Altri, oltre Dardano, hanno di fatto criticato aspramente i contenuti della bozza di deliberazione predisposta su proposta della giunta Geraci, taluni leggendone pubblicamente alcuni passaggi a loro dire «piuttosto sbilanciati da parte di Corigliano Calabro nei confronti di Rossano».
Timori d’un rischio “d’annessione”, dunque, nelle parole di molti.
Non convinti d’una fusione amministrativa definita «a freddo» i consiglieri del Nuovo centro destra Elvira Campana e Giorgio Triolo: la prima, già candidata a sindaco per una lista civica, aveva posto la fusione tra Corigliano Calabro e Rossano tra i primissimi punti del suo programma.
Molto perplesso, pure, il consigliere indipendente di sinistra Giovanni Torchiaro, già candidato a sindaco per il centrosinistra, il quale nel suo intervento ha puntato molto su fattori di carattere culturale.
Il finale: dopo un estenuante giro di consultazioni tra una riunione dei capigruppo prima e della sola maggioranza poi, alle 23 il sindaco Geraci ha avanzato la proposta che ha trovato tutti d’accordo, il rinvio all’unanimità.
La stessa unanimità che nel Consiglio comunale di Rossano, già alle 20,38, licenziava favorevolmente la “pratica” della fusione. Che succederà adesso?