La letteratura è un mondo magico, come l’esistenza di Shakira, un sogno idealizzante e pieno di illusioni alla maniera in cui il poeta Ugo Foscolo menziona le sue grandi Illusioni, oppure è un tentativo a volte riuscito a volte meno di cogliere il senso della realtà percepita e vissuta? Questo uno degli interrogativi che sono stati suggeriti dalla lettura dell’e-book dello scrittore calabrese Bonifacio Vincenzi, Shakira – uno sguardo dal cuore (Kymaera Edizioni) un tributo, l’ espressione viscerale di un amore per la persona e cantautrice colombiana. Soltanto chi è stato o chi è un cosiddetto ‘fan’ di qualche personaggio famoso, può comprendere la sincerità dei sentimenti di chi li manifesta.
È forse, questo essere legati a Shakira , un retaggio adolescenziale che è difficile negare che esista presso un qualsiasi artista. Chi non può che affermare che l’artista è sempre in crescita, consapevole o meno di non
trovare in lui o lei nessun’altra dote, nessun’altra vocazione che quella di fare ciò che fa’?
In effetti, Shakira aveva altri sogni da bambina: diventare scienziata, oppure scrittrice. Tuttavia, la scelta creativa del mondo dello spettacolo e della canzone risulta proprio l’effetto di avere dei limiti, interpretando il concetto di limite che lo stesso Bonifacio ha trattato nel suo e- book.
L’artista nasce come chi ‘non funziona’ come esecutore di ruoli e professioni che potrebbero essere definiti come più socialmente ‘utili’ e più immediatamente ‘concreti’. Del resto, perfino Dario Bellezza diceva e scriveva che la poesia deve essere inutile, altrimenti non sarebbe poesia.
Il punto più alto di questa biografia raccontata da un punto di vista poetico, e non giornalistico, è, in fondo, l’incipit e la parte iniziale . Qui si evince una visione dell’infanzia piena del senso di onnipotenza del bambino che cerca di sublimare e di incanalare, man mano che cresce, le sue primarie pulsioni ed energie, come direbbe Freud, verso mondi che alla fine sostituiranno le figure genitoriali, così care a Shakira.
L’ immergersi nelle proprie fantasticherie, senza ancora incidere nel reale, non è sinonimo di una pur sempre sana follia, ma di una preparazione psicologica, di un’anticipazione, se pur in sogno, della realtà di tutti i giorni che l’adulto dovrà affrontare. In fondo, ciò cui Shakira aspira, come ognuno di noi, del resto, è di inseguire il suo desiderio, quella spinta che nessuno dovrebbe tradire.
In fondo,quando poi si diventa grandi, si tende a giungere al compromesso, a negoziare, a conformarsi alle richieste ed esigenze del proprio ambiente; a trovare lavoro dove c’è, qualcuno direbbe, specie in un tempo di crisi economica. Invece, Shakira, come chi in lei si vuole identificare, secondo il ritratto che ne fa’ Bonifacio Vincenzi, arriverà a rimanere autentica, come lo stesso autore scrive; un’arte difficile, soprattutto in questo mondo pieno di maschere. Un’ ultima osservazione: il riferimento al carnevale, giorno in cui nasce Shakira, è forse non tanto un trionfo della vita e del divertimento puro, quanto, un immergersi nella morte, per rinascere dalla morte stessa.
Il carnevale, specie nei Paesi latini, assume un connotato di distrazione, di dimenticanza dei guai della società, ed è quindi un oblio, una morte appunto, dalla quale si risale più rinforzati per affrontare i problemi. E il mondo dello spettacolo,della danza e della musica pop, si sa, è fatto per chi vuol affrontare i problemi senza troppa drammaticità e con un pizzico di buon umore.