L’imprenditore è accusato d’aver evaso il fisco per oltre 600mila euro attraverso l’emissione di fatture false, l’occultamento e la distruzione delle scritture contabili
Beni per un valore di oltre 600mila euro finiti sotto i sigilli giudiziari per una pretesa evasione fiscale. Ad operare il sequestro, nella giornata di martedì a Mirto Crosia, sono stati i militari della Guardia di Finanza della Compagnia Rossano. L’operazione nasce da un’articolata verifica fiscale svolta nei confronti d’un notissimo imprenditore del luogo, Paolo Pecora di 46 anni, titolare e legale rappresentante della società “Autocentro”, azienda leader nell’intero arco jonico cosentino nei settori del soccorso stradale, della vendita di auto, nell’autonoleggio, nell’autodemolizione, negli autoricambi, nei servizi di autofficina, logistica, e – paradossalmente – finanche del deposito e custodia giudiziari di mezzi di trasporto finiti sotto sequestro preventivo.
Nella giornata di martedì è toccato proprio a lui vedersi sequestrare un cumulo di beni. All’imprenditore sono stati infatti posti sotto sigillo svariati immobili: nello specifico si tratta di autorimesse, magazzini ed appartamenti.
L’indagine nei confronti di Paolo Pecora è stata avviata e condotta dagli stessi finanzieri della Compagnia rossanese.
E il provvedimento di sequestro che ne è scaturito è stato eseguito per effetto d’un decreto disposto dal giudice per le indagini preliminari di Castrovillari su richiesta della locale Procura.
Si tratta in sostanza d’una misura cautelare reale di sequestro “per equivalente” sui beni immobili nella disponibilità dell’imprenditore, legale rappresentante legale della società “Autocentro”, spiccata dal Tribunale castrovillarese al termine delle risultanze della verifica fiscale espletata in capo alla società stessa.
Ciò al fine di tutelare la pretesa erariale da parte dello Stato: all’imprenditore viene infatti contestata la condotta illecita relativa al reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti – fatture false, in pratica – nonché l’utilizzo di quelle stesse fatture al fine di dichiarare fraudolentemente i redditi percepiti, oltre al reato di occultamento e distruzione delle scritture contabili della società “AutoCentro”.
Le conclusioni della serrata attività di verifica eseguita dalle fiamme gialle rossanesi hanno dunque condotto al sequestro di tre appartamenti e di uno dei capannoni industriali dell’“Autocentro” con annesso terreno, perun valore economico complessivo di oltre 600mila euro pari a quanto l’imprenditore avrebbe evaso al fisco.
Si è trattato dell’ennesimo sequestro di questo tipo messo a segno in questi ultimi mesi dalla Guardia di Finanza nel vasto comprensorio della Sibaritide ricco com’è di attività imprenditoriali in svariati settori economici.
Proprio passando per i sequestri di beni “per equivalente” lo Stato recupera quanto sia stato evaso in relazione agli accertamenti di natura fiscale.
E gli sforzi della Guardia di Finanza a contrasto dell’evasione fiscale si rivelano un efficace strumento non solo di repressione ma anche di reale soddisfacimento delle somme dovute all’erario, contribuendo in tal modo ad una sostanziale salvaguardia del bilancio dello Stato.