Antonello Mangano è autore di ricerche, inchieste e saggi sui temi delle migrazioni e della lotta alla mafia. Fondatore della casa editrice “terrelibere.org”. Collabora con MicroMega, Repubblica.it, L’Espresso. L’ultimo lavoro in ordine di tempo realizzato da Mangano risale a fine giugno e porta il titolo “Schiavonea. Viaggio nel Messico italiano” edito da terrelibere.org. Schiavonea riportata nel titolo è proprio il borgo marinaro di Corigliano e l’analisi di Mangano, davvero dura ed impietosa, parte da qui per estendersi a tutta la piana di Sibari. Ma di cosa si occupa il libro ? “Di questo posto – leggiamo nell’introduzione del volumetto di 43 pagine – non importa nulla a nessuno, tranne che al Papa. Colpito dalla morte del piccolo Cocò, ucciso e bruciato a tre anni, Francesco ha visitato Cassano e le zone circostanti il 21 giugno scorso. Mons. Nunzio Galatino, vescovo di Cassano, ha definito così la sua terra: «Un territorio da recuperare a una vita degna di essere vissuta». Sono rimaste nell’ombra, però, – sottolinea Mangano – le altre vicende legate alla presenza di migranti. Il brutale assassinio di Florentina, una ragazza rumena che come tante altre ha subito un duplice sfruttamento, sessuale e lavorativo. L’onnipresenza della ‘ndrangheta e le sue storie paradossali, come quella della sindaca sorella del boss che emette un’ordinanza xenofoba per la “sicurezza”. Le truffe di massa e lo scambio disuguale tra chi sta nei campi (gli stranieri) e chi percepisce le indennità (gli italiani). La Piana di Sibari – per l’autore – sembra come una periferia del Sud dove accadono cose che non ci riguardano. Invece è uno dei principali distretti agricoli d’Italia. Le clementine di Sibari si trovano a Roma come a Parigi. A dicembre invadono i supermercati europei. A un prezzo infinitamente superiore rispetto al salario dei braccianti rumeni. Ma questo pezzo di Calabria è territorio europeo. Anche se appare una provincia messicana consegnata a una violenza senza redenzione. Perché l’aspetto più interessante di queste aree sono le dinamiche create dalla presenza massiccia di migranti. Ci sono donne rumene del tutto incoscienti – in senso positivo – che hanno sfidato la ‘ndrangheta semplicemente chiedendo il rispetto dei propri diritti in un ufficio comunale. Quest’incoscienza, migrante e femminile, è la sola nota di speranza nell’abisso di una brutalità totale. Ma non può rimanere isolata, dimenticata o ignorata. Perché altrimenti saremo colpevoli anche noi”.
     Giacinto De Pasquale