I due giovani avevano celebrato il “rito” non nell’Ufficio di Stato Civile ma in una sala ricevimenti. La dirigente annulla e in Comune è caos
“Questo matrimonio non s’ha da fare”. Almeno non “qui”. E non “così”. Succede a Corigliano Calabro dove viene celebrata una promessa di matrimonio davvero sui generis e fuori dal Comune, nel senso letterale del termine se soffermate lo sguardo sulla “C” maiuscola di Comune.
Protagonista attivo del caso, consumatosi oltre un mese fa, il vice sindaco della città jonica Francesco Paolo Oranges.
Attori passivi proprio i due promessi sposi, G.G. di 36 anni lui, ed E.A. di 33 lei.
La loro promessa di matrimonio, infatti, non è stata celebrata nella “casa comunale”, unico luogo deputato per legge.
Già. Non dunque davanti alla scrivania dell’Ufficio di Stato Civile di Palazzo Bianchi, nella centralissima Piazza del Popolo in centro storico, bensì nei più eleganti ambienti d’una lussuosa sala ricevimenti immersa nella verde campagna coriglianese.
Consumato l’atto formale della “promessa”, parenti ed amici dei nubendi presenti alla cerimonia si sono fermati a cena nell’ottimo ed accogliente ristorante, e, con essi, pure il vice sindaco Oranges.
Il vice primo cittadino s’era fatto preparare anzitempo le “carte” – recanti la data della promessa di matrimonio formalizzata fuori dal Municipio – dagl’impiegati dell’Ufficio di Stato Civile.
Una procedura ed un atto fuori dalla legalità formale, e, dunque, illegittimi.
L’atto di promessa di matrimonio è stato infatti annullato alcuni giorni dopo, al rientro dalle ferie della responsabile del settore Affari Generali del Comune, Italia Salimbeni, sotto la cui sfera di competenza ricade l’Ufficio di Stato Civile.
La responsabile di settore aveva pure investito della questione una dirigente della Prefettura di Cosenza, Francesca Pezone, la quale, recatasi in Municipio anche per altre incombenze burocratiche, si sarebbe “scandalizzata” e non poco del fatto compiuto.
Promessa di matrimonio annullata, dunque. E ricelebrata lo scorso 17 luglio con atto di pubblicazione n. 125/2014 trasmesso contestualmente, come previsto dalla legge, dalla casa comunale, all’ora esatta di formalizzazione attraverso la sottoscrizione firmata dai nubendi, sul sistema informatico “Andromeda” alla cui rete sono agganciati gli uffici comunali di Palazzo Bianchi.
L’atto di pubblicazione di matrimonio è stato poi affisso all’albo pretorio “fisico” ed a quello on-line del Comune come prescrive la legge.
L’Ufficio di Stato Civile ha dovuto formulare le scuse ai due promessi sposi.
Finiti, loro malgrado, nell’occhio d’un singolare quanto illegale “ciclone” burocratico.
Il caso ha avuto pure delle ripercussioni di “colore”. Sì, perché diverse coppie di promessi sposi, in queste settimane, si sono recati presso gli uffici dello Stato Civile a richiedere di poter celebrare le loro promesse anziché in Municipio nelle sale di ricevimento prenotate per festeggiare con parenti ed amici.
In città s’è infatti velocemente “sparsa la voce” di tale impossibile “facoltà”.
Al “colore” si somma “colore”, quello politico, che per la cronaca narra del “volto nerissimo” del sindaco Giuseppe Geraci nel primo “faccia a faccia” col suo vice Francesco Paolo Oranges.
Tuttavia, riparato con discrezione l’illegale incidente, in Comune tutto è tornato alla normalità amministrativa.
Una normalità turbata dai numerosi episodi di cronaca nera – e si resta in tema di “colore” – che si stanno registrando in città e che in diversi casi hanno visto “protagonisti passivi” proprio gli uffici comunali con episodi gravi e tutti ancora da “decifrare”.