La giornalista Malinda Sassu ha fatto visita al borgo di Civita nei giorni scorsi insieme all’editore del portale enogastronomico Davide Gangi.
«Benvenuti nel luogo dove s’impara la storia senza far lezione perché è qui che il tempo si è fermato tra il calore, la genuinità e l’ospitalità tipica degli arbëreshë, gli albanesi d’Italia». Così scrive Malinda Sassu la giornalista del portale enogastronomico Vino Way.it nell’articolo uscito in questi giorni su Civita, il paese dei comignoli. La giornalista insieme all’editore Davide Gangi hanno visitato nei giorni scorsi il «borgo che è poesia – scrive la Sassu – signora misteriosa e magica, adagiata tra le dolci cime del Parco del Pollino, in terra di Calabria» per realizzare un servizio da inserire nella nuova rubrica “Travel & Co” del portale di enogastronomia.
I due ospiti – accompagnati dai consiglieri comunali Antonella Vincenzi, Eliana Bruno e Anita Ruggiano (con delega rispettivamente al Turismo sostenibile, attività produttive e cultura) – sono stati ammaliati dalle bellezze del borgo arbereshe «dove cultura e natura si accompagnano da sempre, insieme a quel patrimonio fatto di una lingua antica, di riti e di danze che raccontano un esodo, e dove persino la gastronomia mantiene con orgoglio i propri legami con la madrepatria». E proprio sulla gastronomia tradizionale arbereshe la rubrica di Vino Way riserverà a breve un capitolo specifico per descrivere la preparazione della “Dromesat” (i grumi di pasta cotti nel sugo) che lo chef Francesco Algieri del ristorante “Kamastra” – nato dall’intuizione di Enzo Filardi venti anni fa circa – ha realizzato in un cooking show davanti ai due giornalisti.
«Aggirandosi tra i vicoli del borgo si respirano ancora preziose memorie: il centro storico ha la bellezza di un piccolo presepe ed è caratterizzato dalle gjitonie, veri e propri punti di aggregazione sociale dove, lontani dai clamori della città, ci si riunisce ancora in strada, per ricamare e conversare … e tra salite e discese, tra piccole piazze e fontanelle, ecco le case Kodra, costruzioni antropomorfe che ricordano il volto umano, per poi alzare gli occhi e ammirare sui tetti quello che è il simbolo di Civita, i comignoli. Emblemi dalle forme e dalle storie più strane e diverse, che richiamano misteri e magie: ogni comignolo è un piccolo capolavoro artistico che resiste senza fatica al peso del tempo. Ogni casa ne esibisce orgogliosamente uno diverso, come quello che auspica buon augurio o vuole semplicemente essere uno “scacciadiavoli”, fino al comignolo dalla forma di torre all’altro con le maschere. Di sicuro, opere antiche di un arte minore che caratterizza i tetti di un borgo così grazioso» scrive la Sassu con poesia ed attenzione.
Civita con le sue peculiarità artistiche, storiche, ma anche paesaggistiche, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano e inserita nei Borghi più belli d’Italia, si lascia raccontare con la sua natura, incorniciata com’è tra le rocce del Pollino. Dalle Gole del Raganello, meta gettonata dagli amanti del canyoning e del torrentismo, e l’affascinante Ponte del Diavolo fino alla parete rocciosa della Pietra del Demanio, con le sue famose e spericolate capre selvatiche che lì si inerpicano, sprezzanti del pericolo. Tutt’intorno il Parco del Pollino e le sue bellezze naturalistiche, con il suo monumento più famoso, il Pino Loricato, ma anche faggeti e castagneti, piante rare e una preziosa fauna. Un «patrimonio del genere – conclude la Sassu su Vino Way – appartiene veramente a pochi paesi al mondo».