L’ignaro cittadino ha denunciato il fatto ai carabinieri che hanno sequestrato ed estirpato la piantagione
«Venite a vedere: nel mio terreno c’è una strana piantagione!».
Con queste parole ha esordito un giovane coriglianese, qualche giorno fa, quando s’è recato in caserma dai carabinieri per denunciare il rinvenimento d’una ventina di piante marijuana in una frazione di terreno di sua proprietà.
Un terreno libero ed incolto da anni, situato in una zona d’aperta campagna del disseminato agro coriglianese e presso il quale il proprietario si reca di rado.
Oggi però ha “in progetto” di richiedere al Comune un permesso di costruzione per una casetta colonica.
E quel giorno vi si era recato per effettuare un sopralluogo.
Con somma sorpresa ha rinvenuto un “orto botanico”.
Non carico di pomodori, cetrioli e melanzane bensì di fogliame “proibito”: quello che nel gergo dello spaccio di sostanze stupefacenti viene appellata “erba” o col nome di battesimo di “maria”.
I carabinieri della Compagnia cittadina hanno raccolto la denuncia e, accompagnati dallo stesso proprietario, sono giunti nel terreno abusivamente ed illegalmente occupato.
Le piante, davvero rigogliose ed “inequivocabili”, sono state immediatamente dichiarate sotto sequestro penale e poco dopo estirpate dagli stessi militi dell’Arma.
Successivamente sono state inviate in laboratorio per le consuete analisi del caso finalizzate a rilevare il principio attivo della sostanza stupefacente.
Sono in corso indagini, anche se appare arduo riuscire a risalire all’identità di chi, da qualche tempo, s’introduceva illegalmente nel terreno del denunciante per condurvi un’attività altrettanto illegale.
Qualche giorno prima gli stessi carabinieri della Compagnia cittadina diretta dal capitano Pietro Paolo Rubbo avevano sequestrato ed estirpato circa una settantina di piante di canapa indiana dell’altezza media d’un metro circa ognuna.
Gli uomini del locale Nucleo operativo, “in incognito”, tenevano da qualche tempo sott’occhio quel particolarissimo “orto” ubicato in contrada Ligoni, nella zona rurale della ben più nota contrada Costa, al confine tra il Coriglianese e la popolosa frazione di San Giacomo d’Acri.
Per giorni gl’investigatori avevano atteso con pazienza il momento più propizio per intervenire, con un blitz finalizzato a sorprendere i “coltivatori” durante il loro lavoro di irrigazione e concimazione delle piante illegali.
E il blitz aveva portato all’arresto d’un quarantatreenne e d’un ventunenne, entrambi coriglianesi, condotti dapprima in caserma e successivamente tradotti agli arresti domiciliari presso le loro abitazioni, in attesa che ne venga fissato il processo, su disposizione del magistrato di turno presso la Procura di Castrovillari.
A ben vedere, dunque, questo sembra proprio un periodo molto “fertile” per i coltivatori di sostanze stupefacenti.
Chissà in quanti e in quali anfratti rurali, a Corigliano Calabro e nel resto del vasto comprensorio della Sibaritide, tale tipo di fiorente attività illecita viene praticata in modo discreto e indisturbato per poi immettere la droga nell’opulento mercato locale dello “sballo”.