«L’uomo è prima di tutto un cercatore sanamente inquieto»
Mons. Galantino torna a Morano per amministrare il sacramento della Confermazione cristiana a un nutrito gruppo di giovani della parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. E subito richiama e si appella al senso profondo della liturgia. Che supera le apparenze e trascende gli orpelli della teatralità.
Nel commento al brano evangelico di Matteo (13, 24-30), proclamato dall’arciprete Paladino, anfitrione e concelebrante insieme a p. Rinaldo Totaro ofm cap, il Pastore della Chiesa cassanese ha ammonito a «non considerare la Cresima quale atto conclusivo di un percorso, da rispolverare magari in seguito, dopo qualche anno, quasi fosse un salvacondotto in vista e per accedere al matrimonio». «Mettiamo da parte le motivazioni funzionali, più o meno nobili – ha osservato – che giustificano la nostra presenza qui, oggi, e supplichiamo il Padre affinché mediante il suo Spirito ci aiuti a stare un po’ meglio in questo mondo, non in maniera superficiale».

Il Segretario della CEI, si è soffermato a lungo sulla «necessità di domandare al Signore un cuore docile». «In ogni conquista, in ogni sconfitta – ha detto – abbiamo bisogno della pace di Cristo. Solo chi entra in chiesa per chiedere la bontà del cuore, comprende il vero significato e la bellezza di ricevere lo Spirito Santo mediante l’imposizione delle mani». Perché è di questo e non di altro che si tratta: essere disposti a ricevere lo Spirito. Tutto il resto è secondario. «Purtroppo viviamo i nostri giorni – ha ricordato il Presule – divisi tra il fare e il non fare. Urge uscire dalla banalità. Per immettersi in un orizzonte per cui valga davvero la pena spendersi, giocarsi la vita. Occorre trovare quel tesoro che le parabole evangeliche ci additano; diventare uomini e donne che non diano nulla per scontato. A prescindere dal loro stato e dall’età. L’uomo è prima di tutto un cercatore sanamente inquieto. Che non si ferma. Che continua a cercare la perla preziosa, il tesoro nascosto in un campo. E una volta trovatolo, abbandona tutto, va e compra quel campo». Ora, quel tesoro, quella perla è Gesù, e il campo, il suo Regno. «Non riduciamo il sacramento della Cresima – ha insistito il Vescovo – a feste e festicciole tra amici; a momenti di svago esteriori. Chi accetta di cresimarsi, è uno che ha scoperto l’amicizia del Signore, ha trovato la perla».

Non poteva mancare nella circostanziata omelia di Galantino un accenno al Papa: «Francesco, che tutti abbiamo imparato ad amare e ammirare per quello che riesce a fare, per la gioia e l’orgoglio di essere cattolici che sta restituendo a tutti i fedeli, è innanzitutto un uomo di preghiera. Capace di estrarre dal suo incontro personale con Gesù cose vecchie e cose nuove: è questa la forza propulsiva del Pontefice».
Sin qui dall’altare.

A margine, dopo la benedizione solenne, impartita con il maestoso pastorale in legno, brandito quale arma efficace contro il male, l’incontro, fugace ma non privo di emozioni, con i giovani e il popolo. Quanti gesti, semplici, familiari, spontanei, forse anche poveri, improntati e sostenuti da una palese umiltà, don Nunzio porta con sé e trasmette efficacemente nella sua peregrinatio tra i paesi della diocesi. L’augurio è che siano contagiosi. Che incoraggino l’emulazione.

La Chiesa che cammina, cresce e afferma con forza la centralità di Cristo, è anche questa. E’ soprattutto questa.

Assolto ai doveri di stato e di carità, con la sua utilitaria, senza autista, scorte e quant’altro eravamo abituati a vedere, il segretario della CEI ha raggiunto Montegiordano in visita a una comunità di bambini romeni ospitati in una struttura del posto.
                                    Pino Rimolo


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