Il grave fatto di giovedì sera a Schiavonea potrebbe accendere vendette trasversali per salvaguardare l’“onore” di quei vicoli storicamente cari al boss ergastolano Carelli
Si temono ripercussioni e reazioni altrettanto violente, a Corigliano Calabro, a seguito del drammatico episodio verificatosi giovedì sera scorso in via Marsala alla marina di Schiavonea. Dove due uomini e una donna, dopo appena qualche ora da un banalissimo “richiamo” per motivi stradali rivolto a un “uomo di rispetto” sono stati selvaggiamente pestati da una banda di sei-sette persone armata di spranghe e d’una pistola che ha fatto fuoco fortunatamente in aria.
Le vittime hanno chiuso la porta ad ogni tipo di collaborazione con gl’inquirenti – sul fatto indagano i carabinieri – restando sulla soglia dell’omertà e d’una pressoché inutile denuncia “contro ignoti”.
Ed è proprio questo l’aspetto inquietante.
Sotto la cenere dei fatti di giovedì sera potrebbe infatti ardere la fiamma d’una vendetta da consumarsi con la “giustizia fai da te”, magari in modo trasversale.
Siamo tra le viuzze del borgo marinaro di Schiavonea, l’antico ma sempreverde “regno” criminale del boss ergastolano Santo Carelli, “don Santo”, “l’uomo del mare”, colui il quale un tempo monopolizzava il commercio del pesce ed a cui con deferenza tutti i pescatori conferivano il loro pescato.
Amicizie, parentele e “comparaggi” – antichi e recenti – non si contano tra quelle viuzze.
E il “ragionamento” potrebbe essere: «come si sono permessi di disonorare proprio tali “sacri luoghi” con azioni violente contro chi vi abita?».
“Ragionamenti” dettati dalla cultura mafiosa che abita nelle viscere di queste case e casette.
E la regola fondamentale della cultura mafiosa è proprio quella dell’omertà, del “non parlare con gli sbirri”, della risoluzione dei conflitti “modo per modo”.
Qui “si ragiona” così, ma non tutti per fortuna.
Non è tanto la paura di ritorsioni nel denunciare, quanto la “cultura” di certi contesti.
Eppure a Corigliano Calabro in passato in molti hanno denunciato i fatti criminali subìti e fatto condannare i responsabili.
Da qualche tempo, però, qualcosa è cambiato.
Forse a causa di quegli equilibri precari che i poteri criminali di questa città stanno cercando di rinsaldare. E con la forza.
Nelle ultime settimane i contrasti tra “uomini di rispetto” si sono concretati attraverso numerosi episodi di violenze e pestaggi.
E nessuna denuncia in tal senso è passata sulle scrivanie delle forze dell’ordine. Niente di niente.
Alcuni “conti” si regolano senza mettere in mezzo la legge, è questa la regola vigente e imperante.
Negli ultimi tempi sarebbero sorti contrasti tra due gruppi locali e contrapposti di pregiudicati liberi e l’oggetto di tali contese è certamente il controllo d’alcune attività illecite.
Che “transitano” attraverso attività commerciali e di svago a fini di lucro nelle quali vengono ripuliti e riciclati i denari che puzzano di ‘ndrangheta.
E c’è chi tenterebbe di rivendicare “autonomia gestionale” dal nuovo assetto organizzativo della criminalità locale, non riconoscendo l’esistenza di “capi” cui essere sottoposti e “bacinelle” comuni in cui “versare”.