Si parlerà di lavoro giovedì 24 luglio p.v. presso il Centro di Eccellenza di Corigliano Calabro. Infatti alle ore 17,30 il Partito della Rifondazione Comunista di Corigliano, ha organizzato un dibattito sul tema del lavoro, nell’ambito della presentazione del libro scritto a più mani, dal titolo “Call Center: La morte delle parole”. Sarà presente l’autore, il Prof. Paolo Caputo, ricercatore presso il dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Unical, e la studiosa Micaela Filice, coautrice del libro. Si parte da una disamina del lavoro presso i Call Center, intesi come le nuove frontiere di sfruttamento ed alienazione del lavoro precario, per poi approdare alle varie forme di lavoro attuali, sempre più precario e privo di certezze. Oggi viviamo una situazione di grande gravità, con i diritti ottenuti durante la stagione di lotte, che sono fortemente minacciati, vedasi la soppressione dell’art. 18 dallo Statuto dei lavoratori, che rappresentava un baluardo insormontabile, quale principio di civiltà a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori. Mi preme far notare la contraddizione di fondo nella condizione lavorativa del nuovo secolo: l’impresa ha sempre più bisogno di avere partecipazione nel lavoro, responsabilità nel lavoro, lavoro collettivo, addirittura dedizione del lavoratore verso il lavoro. Cerca di convincere i lavoratori di fare propri gli obiettivi dell’impresa, immette nell’impresa tutto ciò che è nuova tecnologia, ma, e qui sta la contraddizione, non fa corrispondere a questa richiesta una figura moderna, democratica di lavoratore. Anzi l’impresa neo-liberista cerca costantemente di dimezzare i diritti del lavoratore, di renderlo precario, di banalizzare il suo lavoro nel mercato. Il lavoratore è insieme collaboratore prezioso ma senza cittadinanza sul proprio posto di lavoro. Il lavoro, questo feticcio tanto inseguito ed idolatrato, che diventa sempre più una chimera, per i giovani e per chi giovane ormai non lo è più, è scomparso dalle agende politiche di tutti i governi, in questi ultimi anni. Da Berlusconi e le destre, prima, voglio qui solo ricordare brevemente, che dovevano creare un milione di posti di lavoro e invece hanno fatto due milioni di disoccupati, per poi passare a Monti, che con la complicità della Fornero, sono riusciti a far perdere il lavoro anche a coloro che un lavoro lo avevano, forgiando un nuovo termine, gli esodati, entrato con tutta la violenza che lo caratterizza, per il significato di cui è depositario, a far parte del nuovo dizionario della lingua italiana. Per poi arrivare ai giorni nostri, con Matteo Renzi, che se dovessimo valutarlo dal giudizio che di lui ha dato Piero Pelù, suo concittadino e famoso cantante dei Litfiba, il quale lo ha definito il boy scout di Licio Gelli, sarebbe tutto un programma. In compenso, però, tanto si parla nei programmi di intrattenimento, soprattutto se sotto campagna elettorale. Solo per dare qualche dato, il quadro che segue è il risultato raggiunto negli ultimi anni dai governi di destra e di centro destra. Sono dati apparsi sul quotidiano che si occupa di finanza, tra i più titolati in Italia, “Il Sole 24 Ore”, che vi assicuro Comunista non è. Qualche giorno fa titolava testualmente: ”Aumentano i poveri assoluti in Italia, sono sei milioni, la metà al sud”- Un titolo molto eloquente su come stanno andando le cose in Italia ed in Calabria, soprattutto. Ci sono 10.048.000 persone che vivono in condizioni di povertà relativa, pari al 16,6% della popolazione, rileva l’Istat nel report sulla “Povertà in Italia”. Tra questi 6.020.000 sono poveri assoluti, cioè non riescono ad acquistare beni e servizi per una vita dignitosa (9,9%). I dati peggiori al Sud, sono povere in maniera assoluta 725 mila persone in più. Nel 2012 i poveri assoluti erano 2.347.000, nel 2013, sono diventate, 3.072.000, ancora più povero è colui che ha un titolo di studio medio-basso. Aumenta la povertà anche tra le coppie di anziani (dal 4 al 6,1%). I poveri assoluti tra gli ultrasessantacinquenni oggi sono 888 mila (erano 728 mila nel 2012). Queste non sono solo asettiche e fredde cifre, al contrario, dietro questi numeri ci sono uomini e donne di questa vituperata nazione, che ancora non riesce a trasformare un momento di crisi così vasto, in un’opportunità per quei padri e madri di famiglia che non riescono più a mettere insieme un pranzo con la cena. Marx ci ha insegnato che per sentirsi liberi ci si deve affrancare dal bisogno, ma solo un lavoro sicuro e duraturo potrà garantirci un salario e renderci uomini veramente liberi.
Antonio Gorgoglione (Segretario cittadino PRC)