“La ‘ndrangheta è negazione del Vangelo”. E’ questa una delle frasi più forti contenuta nel documento della Cec (Conferenza episcopale calabra) che si è riunita ieri a Paola sotto la presidenza di mons. Salvatore Nunnari, per dibattere alcuni temi pastorali di particolare urgenza, anche alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno interessato le cronache nazionali, soprattutto all’indomani della visita del Santo Padre Papa Francesco lo scorso 21 giugno a Cassano Jonio. Ed è proprio partendo dalle parole forti pronunciate in quella storica visita da Papa Francesco contro la ‘ndrangheta, per mons. Nunnari quanto detto quel giorno dal Santo Padre sono apparse ancora più profetiche in seguito ad alcuni episodi verificatisi in qualche diocesi –episodi che, clamorosamente riportati dai mezzi di comunicazione, hanno causato un diffuso generale sgomento– ed è proprio in virtù di ciò che il Presidente della Cec ha esortato tutti i Vescovi calabresi ad offrire ciascuno la propria riflessione sui problemi legati al fenomeno della mafia in Calabria e sugli atteggiamenti che le comunità ecclesiali devono manifestare di fronte a questa “disonorante piaga della società”, che deturpa da fin troppo tempo la vita dei calabresi. Il tutto al fine di prendere “decisioni condivise”, da offrire uno stesso stile di testimonianza cristiana perché venga vissuto ed incarnato all’interno di tutte le chiese calabresi. La franca e approfondita discussione tra i Pastori ha portato alla determinazione della necessità di una Nota Pastorale, le cui linee progettuali, vengono di seguito riportate, anche perché, come hanno sottolineato ieri i Vescovi saranno ulteriormente approfondite e approvate nei prossimi mesi. “Si intende ribadire che, la ’ndrangheta è negazione del Vangelo. Essa è non solo un’organizzazione criminale che come tante altre vuole realizzare i propri illeciti affari, con mezzi altrettanto illeciti, ma – attraverso un uso distorto e strumentale di riti religiosi – è una vera e propria forma di religiosità capovolta, di sacralità atea. È un fatto: a partire dagli anni Settanta – riprendendo interventi e pronunciamenti precedenti – , la Chiesa tutta, ha reso esplicita la condanna delle mafie, accompagnata dall’invito al pentimento ed alla conversione evangelicamente intese. Su questa stessa linea si era già mossa, assieme a diversi documenti delle singole diocesi, la nota Cec “Annunciare il Vangelo della vita nella nostra terra per un futuro di giustizia e carità”, del 2007. Ad essa sono seguiti numerosi interventi collegiali e di singoli vescovi, di grande spessore spirituale e sociale. Tuttavia, dal momento che la questione mafiosa ha assunto nuovi riflessi in questi nostri tempi, i Vescovi calabresi sono convinti dell’urgenza di un intervento ancora più chiaro e deciso: l’orologio della storia segna l’ora in cui – per la Chiesa – non è più solo questione di parlare di Cristo, quanto piuttosto si essere testimoni credibili di Cristo, luogo della sua presenza e della sua parola. Ciò dà ancor più forza al monito del Santo Padre: la mafia non ha nulla di cristiano ed è dunque fuori dal Vangelo, dal cristianesimo, dalla Chiesa. Nella Nota pastorale troveranno spazio indicazioni concrete che accompagnano scelte e prassi pastorali. Sono indispensabili regolamenti più incisivi che prevedano preparazione remota e prossima ai gesti che si compiranno, soprattutto prevedano una formazione cristiana vera e permanente. E’ stata espressa con ferma chiarezza condanna assoluta della ’ndrangheta e di ogni altra organizzazione che si opponga ai valori del Vangelo: rispetto per la vita, la dignità di ogni persona e l’impegno per il perseguimento del bene comune. L’atteggiamento pastorale che la Chiesa deve conservare e promuovere nei confronti di quanti appartengono a organizzazioni mafiose va collocato nel quadro di quanto Papa Francesco ha affermato nel corso della visita ai detenuti di Castrovillari. In quella circostanza, il Papa ha ribadito che il carcere (anche quello a cui si devono sottomettere i criminali e gli aderenti a organizzazioni illegali) viene irrogato dalla società allo scopo dell’effettivo reinserimento nella società. Ne consegue che, come per qualsiasi peccatore, nei confronti anche di chi ha subito una condanna definitiva, la Chiesa deve svolgere la sua opera di accompagnamento verso la conversione. Dio, infatti, ha continuato Papa Francesco, «mai condanna. Mai perdona soltanto, ma perdona e accompagna. ll Signore è un maestro di reinserimento: ci prende per mano e ci riporta nella comunità sociale. Il Signore sempre perdona, sempre accompagna, sempre comprende; a noi spetta lasciarci comprendere, lasciarci perdonare, lasciarci accompagnare». Ecco disegnato e definito il compito della Chiesa. 4- Con riferimento a tutte le espressioni della pietà popolare, occorre ribadire che il Vescovo competente territorialmente, con i suoi Organismi collegiali di partecipazione e corresponsabilità, è l’unico idoneo a valutare la realtà dei singoli fatti ed episodi. I Vescovi della regione sono determinati a darsi e a seguire criteri pastorali comuni, a partire dalla convinzione che la tradizione popolare è un tesoro da custodire e valorizzare come una genuina manifestazione di fede. Eventuali incrostazioni e deviazioni, rischierebbero, se non rimosse di minarne l’autenticità. Le nostre diocesi hanno già discusso nei loro Sinodi, ovvero hanno inserito nei Piani pastorali, gli opportuni antidoti alle infiltrazioni criminali nelle genuine forme della devozione e pietà popolare. Bisogna continuare ad applicarli con tenacia, fin dal primo momento dell’adesione di fedeli a confraternite e organizzazioni di processioni popolari. Solidarietà è stata vivamente espressa alla Chiese ed ai loro pastori chiamati a rispondere a letture parziali e forvianti, intensificatesi in occasione degli ultimi eventi che hanno – in questo particolare momento – segnato le Chiese di Oppido Mamertina -Palmi e Mileto-Nicotera -Tropea. La Conferenza Episcopale Calabra esprime gratitudine al Santo Padre per aver provveduto alle Chiese di Locri-Gerace e Rossano- Cariati con la nomina dei nuovi Pastori rispettivamente nelle persone di Mons. Francesco Oliva e Mons. Giuseppe Satriano. A loro esprimiamo fin d’ora la gioia di un’accoglienza fraterna e di un comune cammino per il bene della nostra amata terra di Calabria”.
Giacinto De Pasquale