Droga a fiumi tra la Sibaritide ed il capoluogo cosentino: in ventiquattro chiedono il rito abbreviato per “incassare” gli sconti di pena
Gli Abbruzzese di Cassano Jonio e i loro sodali da anni inondano di droga l’intero comprensorio della Sibaritide. Risalendo nel loro intenso traffico fino a Cosenza, il capoluogo di provincia dove gli “Zingari” hanno piantato storiche radici, residenziali e criminali. “Coca”, “ero”, “erba”, “fumo”: di tutto e anche di più.
Gl’imputati alla sbarra nel processo “Drugstore”, l’ultimo in ordine di tempo che li riguarda, saranno processati con rito abbreviato, a partire dal prossimo primo ottobre.
Lo ha deciso giovedì scorso il Giudice per l’udienza preliminare distrettuale di Catanzaro, Gabriella Reillo, a seguito delle richieste avanzate dagli stessi imputati attraverso il loro collegio di difesa (composto, tra gli altri, dagli avvocati Antonio Sanvito, Cesare Badolato, Rosanna Cribari, Giuseppe Spadafora ed Angelo Greco) al fine d’ottenere i previsti “sconti” di pena pari a un terzo delle stesse.
Gl’imputati, complessivamente ventiquattro persone residenti tra Cassano Jonio, Cosenza ed altri centri della provincia, tutti ritenuti appartenenti alla consorteria criminale degli “Zingari” che traffica sull’asse Cassano Jonio-Cosenza e composta perlopiù da elementi della “dinastia” degli Abbruzzese, erano stati tratti in arresto in due operazioni di polizia giudiziaria “collegate” tra l’ottobre e il novembre dello scorso anno.
Entrambi operazioni “congiunte” condotte dai carabinieri del Comando provinciale e della Compagnia di Corigliano Calabro e dai poliziotti della Questura del capoluogo, coordinate dalla Procura distrettuale Antimafia di Catanzaro guidata da Vincenzo Antonio Lombardo.
Tutti gl’imputati sono ritenuti, a vario titolo, responsabili d’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con le aggravanti che il numero degli associati è superiore a dieci, che la consorteria annovera persone dedite all’uso di sostanze stupefacenti, che lo stupefacente veniva adulterato con altre sostanze in modo che ne risultasse accentuata la potenzialità lesiva.
Tra le altre aggravanti anche il fatto che lo stupefacente veniva trasportato, ricevuto e ceduto in ingenti quantitativi.
Sedici chili, tra cocaina, eroina, hascish e marijuana erano stati “intercettati” e sequestrati dagl’investigatori durante le fasi d’una indagine assai articolata che aveva portato pure al sequestro d’armi e munizioni.
Le indagini, condotte in prima linea dall’ex Procuratore aggiunto della Dda catanzarese Giuseppe Borrelli e dal sostituto Vincenzo Luberto, ha consentito d’individuare i canali di provenienza della droga e di neutralizzare la fitta rete di spacciatori che operava tra i più grossi centri della Sibaritide, in particolare Cassano Jonio e Corigliano Calabro, ed il capoluogo bruzio.