Prende corpo finalmente, dopo la crociata lanciata dal sindaco Ciminelli, il tentativo di scoraggiare la pesca a strascico lungo gli 8 chilometri di litorale e anche nell’area della Secca di Amendolara che, come è noto, rappresenta un habitat ideale per la riproduzione di flora e fauna marina in via di estinzione proprio per mano dei pescatori di frode e soprattutto per colpa della pesca a strascico praticata dalle marinerie che di solito operano in tutto il mare Jonio. E’ giunto infatti alla fase di appalto il progetto firmato dal capo dell’ufficio tecnico del comune arch. Rocco Tucci e finanziato dalla Regione Calabria per un importo di 320mila euro, che prevede la collocazione sui fondali marini di grossi manufatti in cemento utilizzati quali dissuasori della pesca a strascico. Un intervento, questo, che secondo gli esperti, contribuirà a tenere lontani dalla costa i pescherecci e contribuirà a frenare il fenomeno dell’erosione costiera. Nei giorni scorsi, presso la Stazione Unica Appaltante di Trebisacce (responsabile l’arch. Antonio Brunacci) sono state aperte le buste delle 5 imprese specializzate invitate a partecipare alla gara attraverso il sistema della procedura negoziata e quanto prima saranno assegnati i lavori. Per la verità sin dal suo insediamento il sindaco Ciminelli, convinto sostenitore della “Blue-Economy” come momento di crescita e di sviluppo eco-compatibile, oltre ad essere in prima fila contro le trivellazioni in mare, ha ingaggiato una lotta senza quartiere contro qualsiasi forma di abusivismo che abbia come vittima il mare e le specie animali che lo popolano e vi si riproducono. «Si tratta – secondo il primo cittadino di Amendolara – di una prima risposta ad una delle principali iniziative messe in campo già l’anno dalla nostra amministrazione comunale, avallata peraltro da una raccolta di firme da parte di tanti nostri concittadini che condividono con noi l’esigenza di salvaguardare il mare come la principale nostra risorsa. La Calabria tutta, – ha concluso l’avvocato Ciminelli – con i suoi circa 800 chilometri di costa, può trovare la chiave del proprio sviluppo valorizzando la “Blue Economy”, un modello di sviluppo che parta dal mare e non si limiti alla pesca, ma che si estenda a tutte le filiere produttive, dall’agro-alimentare al manifatturiero, dal turismo al suo prezioso patrimonio identitario».
Pino La Rocca