Dopo aver partecipato nei mesi scorsi alla manifestazione pubblica, indetta a Corigliano Calabro dal Comitato per la tutela e la salvaguardia del territorio, per opporci al bando scellerato della Regione Calabria, all’epoca governato dalle destre e poi sciolta, com’è noto a tutti i calabresi, in seguito alla condanna a sei anni di reclusione, in primo grado per abuso d’ufficio, del Presidente Scopelliti che prevedeva l’imbarco giornaliero, nel locale porto, di 750 tonnellate di rifiuti dirette in Olanda. Una scelta che all’epoca la definimmo “scellerata”, osteggiata con forza dai meritori comitati territoriali, che invocavano una gestione alternativa del ciclo dei rifiuti, per il rischio ed il pericolo che la stessa rappresentava per le coltivazioni agricole e per il settore ittico della nostra città.
E’ notizia di qualche giorno fa, che la giunta regionale della Calabria, dimissionaria, su proposta dell’Assessore all’Ambiente, Francesco Pugliano, che ci riprova, ha approvato l’accordo per il conferimento dei rifiuti presso la Regione Campania. L’accordo prevede che i rifiuti provenienti dalla Calabria siano conferiti in impianti situati nel territorio Campano.

La decisione di trasferire i rifiuti in Campania era stata assunta davanti al contenzioso aperto in merito al trasferimento, degli stessi, all’estero, così aveva annunciato, l’assessore all’Ambiente Francesco Pugliano, che una volta annullato il bando per l’estero, l’ente regionale avrebbe tentato di correre ai ripari con una nuova ordinanza speciale, stavolta firmata dalla facente funzioni, Antonella Stasi. Una sorta di piano b, che prevede, appunto, ancora lo scarico del tal quale, ovvero del rifiuto non trattato, a Pianopoli; e ulteriori carichi di spazzatura verso la Campania, che per la (modica) somma di 80 euro a tonnellata, è disposta a trattare la spazzatura calabrese.
I conti tornano, ci verrebbe da dire, infatti, solo pochi giorni fa, lo stesso assessore Pugliano ha annunciato l’aumento della tariffa dei rifiuti per i Comuni e il commissariamento di quegli enti locali che non avranno pagato il dovuto.
Ancora una volta, il territorio calabrese, che dopo anni di gestione emergenziale dei rifiuti e che tuttora versa in una situazione drammatica, con le strade invase dalla spazzatura, si ritrova con l’unica prospettiva offerta dalla Regione Calabria, che è quella dell’apertura di nuove discariche e di impianti sempre più imponenti, o trasferire in altri luoghi i rifiuti, senza sforzarsi di immaginare una gestione alternativa degli stessi.
Poche sono le realtà virtuose che, autonomamente hanno individuato, nella raccolta differenziata porta a porta, l’unica modalità capace di assicurare
un servizio efficiente ai cittadini, rendendo concreto quello slogan, spesso travisato, della necessità di trasformare i rifiuti in ricchezza. Tra queste possiamo sicuramente annoverare l’esperienza del comune di Saracena. Uno dei pochi comuni che ha deciso, inoltre, che quella ricchezza prodotta deve rimanere nelle mani della collettività, sotto forma di lavoro e servizi, affidando l’attività di raccolta dei rifiuti ed il Servizio Idrico Integrato ad un’azienda speciale di diritto pubblico, unico caso in Italia.
Questo modello, sicuramente migliorabile e perfettibile, oggi tenta di essere emulato, promuovendo la nascita di un consorzio di comuni virtuosi, che noi, come Rifondazione Comunista, intendiamo sostenere, nella convinzione che sia questa una strada da percorrere per uscire definitivamente da una gestione scellerata della gestione dei rifiuti in Calabria. Tuttavia, affinché questa esperienza sia più incisiva, riteniamo indispensabile evidenziare alcuni punti:
Il primo è che non basta raggiungere le percentuali di raccolta differenziata previste dalle leggi nazionali, è importante che si adotti concretamente la Strategia Rifiuti Zero, quindi puntare – in una prima fase – alla riduzione a monte, al recupero e al riciclo di percentuali sempre maggiori di rifiuti. A questo proposito i sindaci dovrebbero farsi promotori di una attività educativa permanente che vada a ribaltare stili di vita, modalità di produzione che tendano, in prospettiva, all’eliminazione del rifiuto in quanto tale.
Il secondo consiste nella necessità di una gestione pubblica che lasci ai territori la ricchezza prodotta. Il concetto di pubblico, tuttavia, da solo non basta, deve infatti essere affiancato a quello di partecipazione. E’ necessario far sì che i cittadini, attraverso comitati e associazioni, possano fattivamente contribuire alle politiche gestionali dell’azienda consortile.
Come terzo punto, infine, riteniamo che i sindaci debbano farsi parte attiva nel contrastare quelle politiche regionali che incentivino il procrastinarsi dello stato emergenziale. Al fine di scongiurare ulteriori disagi territoriali e devastazioni ambientali, l’unica strada è una maggiore assunzione di responsabilità da parte delle amministrazioni comunali, salvaguardando l’integrità territoriale, non solo per quanto riguarda aspetti tecnici e amministrativi, ma come reale interessamento alla qualità ambientale.
A tal proposito, invitiamo i movimenti, i partiti ed i comitati territoriali calabresi, che si riconoscono in quest’ottica e individuano nel consorzio, il cammino più efficace per la gestione dei rifiuti in Calabria. Un primo passo concreto verso la realizzazione di un percorso virtuoso di gestione pubblica e partecipata dei servizi di pubblica utilità.
Antonio Gorgoglione – Segretario cittadino PRC Corigliano


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