Deserto sanitario: pubblico e privato con analoghe responsabilità. Di quello che è stato per oltre 30 anni l’ospedale di Trebisacce è ormai rimasto solo un grande edificio, bello e vuoto, in cui ballano i topi e circolano i fantasmi e dove, fatta salva la Dialisi e la Lungodegenza-RSA che è anch’essa in pericolo (!!??), non è rimasto niente. L’ospedale, come è noto a tutti, è stato sacrificato alla logica di una strabica geo-politica, le cui malefatte e le cui responsabilità civili e penali, per la verità, finora sono state sottaciute anche dalla Magistratura che solo ora (vedi ospedale di Praia) si sta svegliando. Oggi, presso quel che rimane del “Chidichimo” dopo l’indegno saccheggio perpetrato nel corso degli ultimi anni, a stento si riesce a garantire la diagnostica, ma anche quella procede tra grosse difficoltà e lacune, perché le attrezzature sono vecchie ed obsolete e si rompono di continuo. Una volta si rompe il colonscopio, una volta si rompe il mammografo, una volta si rompe il tavolo automatico RX e ci vogliono mesi e mesi per vedere arrivare i tecnici per la riparazione di attrezzature che andrebbero sostituite perché vecchie ed obsolete. I medici in questi casi non sanno che fare e sono costretti a rimandare indietro i pazienti e pietire presso l’Asp di Cosenza che, specie ora, dopo il siluramento politico di Scarpelli, è piombata nel caos più totale. E fin qui le responsabilità della politica e dei politicanti, di destra e di sinistra, che hanno fatto a gara a desertificare il territorio. Ma viene da dire: i privati che fanno? Perché stanno con le mani in mano? Come mai non hanno capito che anche nel settore della sanità si può investire e magare fare business? Perché nell’Alto Jonio non è possibile realizzare, dopo aver ottenuto dalla Regione un accredito che, vista la situazione non può essere assolutamente negarto, un centro diagnostico privato o una struttura, seppure piccola, che assomigli ad una clinica? E qui, per rendere l’idea, prendiamo a modello il centro diagnostico “Jula di Scanzano” dove si possono eseguire, con il pagamento del solo ticket sanitario, una Tac, una risonanza magnetica, un’ecografia e tanti altri esami di routine. Ormai sono tantissimi i cittadini dell’Alto Jonio che vanno in processione a Scanzano, soprattutto per la risonanza magnetica. Sono copiose le risorse, sia pubbliche che private, che se ne vanno dalla Calabria per confluire nelle casse della regione Basilicata. Risorse che potrebbero rimanere nei nostri paesi sempre più poveri e diseredati. C’è poi un altro discorso che va affrontato e che riguarda i medici di base. A Corigliano, tanto per rimanere vicino, dove peraltro c’è un ospedale, i medici di base, valorizzando la normativa introdotta di recente dal Governo e le relative risorse pubbliche, si sono associati tra loro dando vita ad un circuito sanitario virtuoso e realizzando una piccola struttura privata dove i pazienti dei singoli medici riescono ad ottenere un’assistenza di base sia nella prevenzione che nella cura delle patologie mediche che si possono risolvere con cure e terapie appropriate senza ingolfare gli ospedali e senza sottoporre necessariamente i pazienti allo stress del ricovero ospedaliero. Hanno preso a contratto degli specialisti: un cardiologo, un urologo, un otorino…e riescono a far fronte alle esigenze dei propri pazienti, ovviamente senza rimetterci…anzi! Altri imprenditori privati, invece, preso atto che tocca a tutti diventare anziani, hanno pensato bene di realizzare una bellissima Casa Protetta, dotata di tutti i confort e accreditata presso la Regione. Che fine ha fatto, ci si chiede a questo proposito, quel milione di euro che era stato stanziato dalla Regione per una cosa analoga? Sparito nel nulla, o rispedito al mittente per l’incapacità di spenderlo. Possibile, ci si chiede, che tutto ciò che è possibile realizzare altrove qui da noi diventa un tabù? A nessuno, ovviamente, si chiede di fare miracoli e/o di fare gli eroi, ma smettiamola di piangerci addosso e, a cominciare dagli amministratori locali, cerchiamo di porre rimedio all’ottusità ed alla cecità della classe politica regionale, magari sollecitando i privati a investire nel business della sanità. 
     Pino La Rocca